Le finanze. 73 straordinaria imposizione di tasse ai suoi soggetti,1 curando però che venissero principalmente colpiti i ricchi e fosse convenientemente messo a contribuzione anche il clero.2 E diminuendo sempre più le entrate ecclesiastiche — nel 1570 calcolossi a 400,000 scudi il deficit intervenuto dal 1538,= mentre i grandi interessi della Chiesa e della cristianità, il soccorso ai cattolici oppressi, specialmente in Francia, e la guerra turca esigevano nello stesso tempo molto rilevanti sacrifici — il papa nel 1569 trovossi costretto ad una nuova imposta straordinaria dell’importo di 500,000 scudi, che suscitò grande sorpresa.4 Oltracciò nei suoi ultimi anni di governo dovette per quattro volte aumentare il debito pubblico permanente coll’erezione di Monti.s Per quanto economico, Pio V esercitò tuttavia la beneficenza in modo grandioso.0 Aiutava largamente non solo cardinali poveri e vescovi cacciati dalle loro sedi, ma anche impiegati bisognosi. A Roma curossi largamente degli ospedali, specialmente di quello di S. Spirito, al quale donò 20,000 scudi, e a più riprese visitò personalmente gli ammalati. Allorquando, nell’estate del 1566, la città fu visitata da una pestilenza prodotta da un caldo straordinario, egli provvide in ogni maniera possibile, fece venire medici ed a mezzo di religiosi diedesi premura specialmente dei poveri.7 Altrettanto avvenne quando la pestilenza riapparve nel- 1 Non s’avverarono le speranze collocate sul ritrovamento di antiche monete a Civitavecchia (cfr. * Avviso di Roma del 22 marzo 1567, Urb. 101,0, p. 372, Biblioteca Vaticana; cfr. in proposito Spicil. Vatic. 83 s.) ; vedi Gratiani Epist. 277. Sulle imposte cfr. le * relazioni di Arco dell’8 e 15 novembre 1567, Archivio di Stato in Vienna. 2 Vedi Laderchi 1567, n. 141 s., 146 s. ; cfr. Guillaume, L’abbaye de Cava, Cava de’ Tirreni 1877, 320. Affinchè potesse mettere insieme l’imposizione, Ancona con * breve dell’8 febbraio 1568 ottenne la facoltà di elevare la tassa di macellazione. Archivio comunale di Ancona. 3 Vedi Sereno 398. * Vedi Tiepoi.o 174. Nella sua * lettera del 22 gennaio 1569 (Archivio di Stato in Vienna) Cusano fa rilevare quanto fosse difficile procurare denaro. Al fine di migliorare le finanze, nel giugno 1569 furono venduti tutti i notariati dello Stato pontificio, ottenedosi il gettito di 70,000 scudi (* Avviso di Roma dell’ll giugno 1569, Uri). 101,0, p. 9Tb). Ricordano altri progetti finanziari! gli * Avvisi del 29 giugno e 9 luglio 1569, Urb. 101,0„ p. 101, 107b, Biblioteca Vaticana. 5 Cioè i Monti Novennale, Giulio, Religione e Provincia : vedi Coppi, Sulle finanze dello Stato pontificio, Roma 1855. Cfr. Moront LXXIV, 291 ; Santohi, Diario XXIII, 330 ; XXIV, 106. Secondo Cerasoli Pio V depositò in Castel S. Angelo 467,000 scudi e ne tolse in diverse occasioni 288,000 in tutto. Cfr. Studi e docum. XIII, 305, come pure Serafini, Le monete e le bolle plumbee nel medagliere Vaticano I, Milano 1910. 9 Cfr. Catena 25, 136, 149; Gabtjtiiis 204 s. ; Laderchi 1568, n. 48 s. ; il periodico Caritas 1898, n. 7. 7 Vedi Catena 50. Sulla causa della pestilenza nell’estate 1566 (caldo con vn vento sirocale ohe abbruggiava il dì et la notte) v. * Avviso di Roma del