216 Pio Y. 1566-1572. Capitolo 3 a. Ai 20 di luglio del 1566 Tiepolo sa riferirei come durante l’ultimo conclave fosse sottratta al cardinale Ghislieri, il papa attuale, una cassetta con appunti per l’inquisizione, ritrovata poi con sua grande soddisfazione, che avrebbe dato occasione a molte carcerazioni in Roma e fuori.1 Questa cassetta può essere un’invenzione dell’immaginosa fantasia popolare, ma è ad ogni modo un fatto che con somma attenzione il papa aveva vigilato specialmente in Italia su ogni movimento dell’eresia e vigilava anche più in là. Dicevasi, scrive Arco dopo che Pio V gli ebbe letto una lettera dalla Germania, secondo la quale il governo austriaco risultava di 10 protestanti e 2 cattolici, che il papa avesse dappertutto i suoi informatori ;2 che se l’antico inquisitore aveva i suoi occhi e orecchie persino al di là delle Alpi, nella propria patria egli non fìdavasi neppure della vigilanza dei tribunali dell’inquisizione nelle singole città : non ricevendo da qualche luogo notizie su moti ereticali, egli pensava che l’inquisitore non facesse il suo dovere. 3 In tali casi e specialmente se detti tribunali urtavano contro difficoltà apparentemente insuperabili, interveniva egli diretta-mente: più d’uno dei superbi principi e signori italiani dovette da ultimo piegarsi alla imperterrita risolutezza e perseveranza dell’uomo, che universalmente era venerato come un santo. Venezia in particolare era considerata nell’alta Italia come punto di partenza e di appoggio del movimento protestante. L’ambasciatore veneto a Roma ingegnavasi a persuadere il papa che nella patria sua, non ostante singoli casi d’eresia, tutto era in ordine e che Roma doveva fidarsi della vigilanza del consiglio dei Dieci,4 ma Pio V, che come inquisitore precisamente nel Veneto aveva fatto brutte esperienze, non si fidava della repubblica.5 Fin dai primi mesi del suo governo mandò nunzio nella città delle lagune Giovanni Antonio Facchinetti, il futuro Innocenzo IX, affinchè lavorasse colà per la riforma dei preti, dei conventi femminili e contro i nuovi credenti.6 Per quanto a ma- 1568; Bertolotti, Martiri 41, su ©retici di Bologna e Forlì condannati a Roma nel 1567 : cfr. Wackleb, \G. Rehdiger mid seme Biiclicrsainmlunti in Breslau (1828) 14; * breve del 2 febbraio 1569 Thomae de Arimmo 0. Praed. deputato in inquisitorem in Arimin., Pisaur. et Fanens. cwitaiibus, Archivio dei Brevi in Roma. 1 Mtjtinelli I, 49. 2 * « Mi violi ancora detto, che ha non solo in Italia, ma anco fuori d’Italia per tutti i regni et stati spie, che gli , danno raguagiio della vita et costumi de’ principi, de ministri loro, et di quelli che sono loro appresso ». Arco, 13 luglio 1566, Archivilo di Sta^to in Vienna. 3 Tiepolo presso At.iìèiìi II 4, 172. 4 Tiepolo. 2 e 9 marzo e 27 aprile 1566, presso Mutihelli I, 35, 37, 41 a. ; cfr. Cantù, Eretici III, 140. s Cfr. la relazione di Tiepolo del 1569, presso Albèri II 4, 191. e Tiepolo, 2 marzo 1566, presso Mtttineixi I, 35.