150 Pio A'. 1560-1572. Capitolo 2 y. ganei ne trovò in sede solo quattro, ordinò di trattenerne le entrate applicandole al restauro delle chiese.1 Allo stesso imperatore, che voleva liberato dall’obbligo della residenza uno dei suoi consiglieri, toccò di ricevere una risposta negativa.2 La presenza personale del vescovo nella sua diocesi naturalmente era desiderata dal concilio come dal capo della Chiesa principalmente perchè il pastore mediante continue visite potesse cerziorarsi delle condizioni del suo vescovado. Ove governavano buoni vescovi, si svegliò di fatto lo zelo per le visite vescovili.3 Avanti tutti il campione della riforma, il cardinale Borromeo, diede a questo riguardo il più bell’esempio, in ispecie colla faticosa visita episcopale nella porzione svizzera della sua diocesi. Mediante la visita delle chiese romane, che aprì personalmente,4 Pio V mirò a trascinare all’imitazione i vescovi cercando poi di facilitare in ogni guisa ai medesimi il compimento di quel loro dovere d’ufficio. Ove si trattasse di chiese parrocchiali, non dovevasi loro impedire visione e intervento in tutte le cose neanche sulla base di privilegi papali; ove non bastassero le facoltà vescovili, essi potevano intervenire come rappresentanti della Sede apostolica.5 In complesso però il papa trovò nei vescovi d’Italia sì poche prove del desiderato zelo pel proprio dovere che pensò di mandare speciali visitatori apostolici in tutte le diocesi italiane a chiedere ragione dai vescovi e capitoli sull’adempimento dei loro doveri.6 Cominciò col regno di Napoli, feudo pontificio, che doveva venir visitato da Tommaso Orfino, vescovo di Strongoli. Colla dichiarazione che se l’arcivescovo di Napoli poteva visitare senza exequátur regio la sua diocesi, tanto più spettava tale diritto al papa come capo e principe dei vescovi, Pio V rimosse alla fine¡ le 1 * Breve del 3 agosto 1569, ibid. t. 1.'/, p. 165. 2 Breve del 16 luglio 1569, presso Laderchi 1569, n. 217. Un’ * esortazione del 27 giugno 1571 al re di Francia perchè comandasse al vescovo Ventiarum (Vence) di andare nella sua residenza e di provvedere alla deficienza di preti, in Brevia, Arni. -J<4, t. 16, p: 170b, Archivio segrego pontificio. »Breve di rimprovero del 15 marzo 1571 Angelo [Giustiniani] Gebennensi ¡per la sua diuturna assenza dalla chiesa, con che aveva dato luogo a scandalo e danni, ibid. p. 351). s * Così il cardinale Giulio Feltre della Rovere, arcivescovo di Ravenna, visitò la sua cittii nel 1566 e ancora nel 1571. nel 1567 la diocesi (Archivio arcivescovile di Ravenna). * Visitatio Veronensis dùocesis sub. Aug. Valerlo ep. Ver mietisi ab n. ima ad a. 1573 nell’A rie hi vi o vescovile in Verona XIII. * Frammento di atti su una visita fatta dall’episcopus Feltriensis anno 1569, in Cod, Regin. 377, p. 105-108, Biblioteca Vaticana. L’abbate Bonomi di Nonantola visitò la sua diocesi. Colombo, Vita di M. G. F. Bonomi 15. 4 Cfr. sopra, p. 124 ss. 5 Cfr. holla del 22 settembre 1571, Bull. Rom. VII, 943 ; Laderchi 1571, n. 166 sulla visita delle parrocchie appartenenti ai Gerosolimitani. « Laderchi 1566, n. 184.