46 Pio V. 1566-1572. Capitolo 1 b. le quali non ardiva di fidarsi che di poche persone.1 Più di tutto gli ambasciatori lamentano l’inesperienza del pontefice in affari politici. In realtà Pio Y s’era fino allora occupato di politica sì poco come delle faccende di corte. Perciò in questi campi egli difettava non solo di conoscenza del mondo e degli uomini, ma anche della necessaria abilità.2 La coscienza che Dio avevaio chiamato alla suprema dignità e che tutti i secondi fini gli erano estranei, spesso lo fece procedere anche in negozi mondani con una risolutezza che non conosceva riguardi nè ascoltava argomenti contrarii di prudenza umana. Da quell’idealista, che concepiva tutto soltanto dal punto di vista soprannaturale, facilmente egli teneva troppo poco conto delle condizioni reali. Pio V non era un diplomatico nè voleva esserlo. Pel suo astrarre completamente da punti di vista politici egli differenziavasi spiccatamente dal suo predecessore Pio IV come per la sua rigida vita. Raramente in un papa il principe è passato in seconda linea di fronte al prete come nel figlio di san Domenico, che ora sedeva sulla cattedra di san Pietro. Una cosa soltanto stavagli a cuore : la salute delle anime. A servizio di questa missione egli pose tutta la sua attività e sulle esigenze, della medesima egli calcolava il valore di ogni istituzione e azione. La fama di rigore senza riguardo, che precedeva Pio V quale antico grande inquisitore, spiega il timore dei romani nei primi giorni dopo la sua elezione, che seguirebbe un pontificato come quello di Paolo IV. Il papa, che ebbe sentore di questo umore, cercò di addurre calma rilevando di saper bene che aveva da fare con uomini, non con angeli.3 Ad eliminare le paure comparse potè servire anche la liberalità, che il papa addimostrò nei primi giorni del suo governo. I conclavisti e uditori della Rota ebbero regali in denaro, del pari che i cardinali poveri, fra i quali vennero distribuiti 20,000 scudi. Ed anche Annibaie von Hohenems, al quale Pio IV prima di morire aveva assicurato 100,000 scudi, ebbe almeno la metà di questa somma e la conferma delle dignità sino allora avute.4 1 Corrcsp. dipi. I, 161. 2 CoìVInformatione delle qualità loc. cit. 194 cfr. specialmente Tiepolo 179 e Soriano 202. X. anche Corrcsp. de Ch'ancelle, éd. Potiixet I, 519, 595 ; Corrcsp. dipi. I, 161 e la * lettera di Serristori del 16 maggio 1566 citata a p. 45, n. 4. s V. la ‘relazione di Arco del 12 gennaio 1566, Archivio di Stato in Vienna, 1’ * Avviso di Roma del 12 gennaio 1566, Biblioteca Vaticana (v. App. n. 3) e Catena 24. Cfr. anche la * lettera di Babbi dell’8 gennaio 1566, Archivio di Stato in Firenze. P. Paschini, Note per l