14 Pio Y. 1566-1572. Capitolo 1 a. coi quali poteva rendere impossibile qualunque si fosse elezione sgradita : ma era naturale, in un uomo del suo indirizzo spirituale, che egli si sarebbe servito di questa potenza, soltanto per il meglio della Chiesa, anche sacrificando personali riguardi. Poteva però sembrare cosa, dubbia, appunto per ragione della sua pietà e rigida coscienziosità, se in generale egli si sarebbe servito della sua influenza e non si sarebbe considerato piuttosto in obbligo di abbandonare gli elettori alla loro propria coscienza.1 Pacheco condivideva questo timore2 e perciò prima del conclave esortò Borromeo perchè curasse avanti tutto che venisse eletto un buon papa chè così si guadagnerebbe dinanzi a Dio merito maggiore che se digiunasse e si flagellasse per tutta la vita.3 Borromeo evidentemente non ha seguito questo consiglio nel senso di Pacheco. Prima dell’inizio del conclave egli chiese ad alcuni teologi gesuiti consiglio sul punto se senza scrupoli di coscienza potesse nel modo usato disporre di voti dei suoi cardinali ed in un parere scritto ebbe come risposta, doversi letteralmente osservare la bolla di riforma di Pio IV, che vietava simili fazioni.4 E pare che anche di fatto egli abbia lasciato libero ai cardinali di seguirlo o no: diffìcilmente può spiegarsi in altro modo la mancanza di coesione nel suo partito. Nei primi giorni del conclave egli aveva anche ceduto addirittura la funzione di capo sui cardinali di Pio IV a Marco Sittich, riprendendola poi in mano quando Morone gli rappresentò che per tal modo diverrebbero papa Farnese o Este.5 1 * « Pare che il card. Borromeo non si vogli impacciar de voti, et che concorrerà a persona idonea et buona» (Avviso di Roma del 15 dicembre 1565, Uri). 10Jt0. p. 153b, Biblioteca Vaticana). ‘«S’intende cbe il S. card. Borromeo vuole hora, contra quello che fu detto prima, attendere a fare il nuovo pontifioe, et per ciò aspetta tutte le sue creature et in particolare Buoncom-IMigno». Fr. Tosabezzo al duca di Mantova, 13 dicembre 1565, Archivio Gonzaga in Mantova. 2 « Desde Florencia escrevi a V. M. que ternia que Borromeo por sus escrúpulos se havia de encoger en esta elecgion y desar ir a sus creaturas adonde quisiessen». Corresp. dipi. I, 53. s Pacheco loc. cit. * Sulla risposta dei Gesuiti erano state diffuse a Napoli voci false, per la qual cosa in una lettera al Salmerón del 30 dicembre 1565 Borgia mise la faccenda in chiaro. Salmerón, Epist. II. CO n. 9. a * « Egli lia represo l’assonto et il maneggio dei voti in se, i quali havea giù renoneiato ad Altemps, et questo per la coscienza glien’ ha fatto Morone, dicendo che sarebbe causa, che come pecore smarrite jsi venderebbero a Ferrara o a Farnese, a chi più de loro offerisce ». Federigo Cattaneo al castellano di Mantova, 29 dicembre 1565, Archivio Gonzaga in Mantova. Oggettivamente la stessa relazione anche negli * Avvisi di Roma al 19 gennaio 1566, Uri. 101/0, p. 167b, Biblioteca Vaticana. *« [Morone] ha rivolto Borromeo a ripigliar li suoi- voti, li quali pareva che liavesse postli in sua libertà, con mostrarle che altramente questo era un tirarsi sopra le spalle il Pontificato di Farnese o Ferrara, offesi l'un l’altro dal Papa suo zio, del quale egli poi porterebbe sopra di se gli odii et le inimicitie ». * Avviso di Roma del 20 dicembre 1565, Uri. lOlfi, p. 1551), Biblioteca Vaticana. Cfr. Hillingeb 116.