400 Pio V. 1566-1572. Capitolo 6 c. c. I Era semplicemente naturale che i cattolici inglesi oppressi guardassero con qualche speranza a Maria quale compagna di fede e siccome quella che legittimamente succedeva a Elisabetta. Certo non era molto probabile che sarebbero stati rispettati i diritti al trono d’una cattolica,1 ma nel marzo del 1563 de la Quadra credeva che il partito cattolico, il quale desiderava la successione di Maria, fosse più forte dell’opposto partito protestante; il matrimonio con Darnley, che possedeva un sì stretto diritto ereditario al trono inglese, non potè che accrescere la probabilità della salita di lei al trono. L’entusiasmo per la regina scozzese erasi bensì spento presso i cattolici dopo l’uccisione di Darnley, e il matrimonio con Botimeli, ma divampò nuovamente quando, a dispetto di parecchie apparenti fluttuazioni, Maria non vendette la sua convinzione religiosa2 e, secondo il concetto dei suoi amici, erano terminate con una assoluzione le conferenze di York e West-minster. In breve l’atteggiamento di Pio V nella questione inglese gettò nella bilancia un nuovo peso a favore di Maria. Come il suo predecessore,3 pare che Pio V da principio abbia nutrito qualche speranza della conversione di Elisabetta; egli incoraggiò pienamente progetti e proposte che gli pervennero in proposito,4 ma entro breve tempo non potè procedere oltre su questa via senza aspettative. Del resto coi suoi continui attentati alla libertà di coscienza dei suoi sudditi e alla pace di altri paesi Elisabetta era ai suoi occhi nient’altro che una delinquente coronata, che aveva usurpato il trono. Fin dal 2 maggio 1566 in pubblico breve egli parlò di essa siccome quella « che la pretendeva a regina d’Inghilterra » 5 e poco dopo qualificavala con chiarezza inequivocabile per l’inventrice delle malvagie congiure contro la vita e il trono della regina di Scozia.6 Oltracciò era notorio che la 1 Allorché nell'ottobre 1562 s’ebbe timore che Elisabetta morisse, il nome di Maria non fu fatto fra gli eredi al trono ch’entravano in questione (Kervyn de Lettentiove, Relations III, xxiv ; cfr. Quadra a Margherita di Parma, 17 ottobre 1562, ibid. 167). Sull’atteggiamento dei cattolici inglesi verso Maria fino alla sua fuga in Inghilterra cfr. Potxen in The Month IC (1902), 54-57 : EngUsh CathoHcs 111 ss. 2 Bekker 212, 215. Cfr. le lettere di Maria alla regina Elisabetta di Spagna del 24 settembre 1568 (Labaitoff II, 1S5) ed a Filippo II del 30 novembre 1568 (ibid. 239 s.). 3 Cfr. il nostro voi. VII, 419. * ‘Poixen, EngUsh Cathollcs 143 s. 5 « quae se prò regina Angliae gerit». Lettera a Filippo II, presso La-derciii 1566, n. 369. o A Maria Stuart, 12 maggio 1566, ibid. n. 370.