Il sultano Selim II e il suo cortigiano Miquez 517 L’impero ottomano aveva raggiunto il colmo del suo splendore e della sua potenza sotto Solimano il magnifico; la morte del sultano avvenuta nel settembre 1566 durante l’assedio di Sziget ne inizia la decadenza. La cristianità e il suo capo supremo respirarono.1 Come spesso nella storia, così anche ora si mostrò come ad ogni stato conquistatore vengono posti dei limiti dal fatto che eminenti attitudini a governare non si trasmettono costantemente. La decadenza della potenza turca sarebbe stata ancor più evidente se l’abile gran visir Mohammed Sokolli non avesse formato da contrappeso al sovrano indegno ed incapace, che ora salì sul trono. I contemporanei tracciano un quadro addirittura ributtante del brutto, piccolo, corpulento sultano Selim II, la cui faccia rubiconda tradiva il beone.2 Già molto prima dell’ascesa al trono un giudeo immigrato dal Portogallo e divenuto ricchissimo con speculazioni pecuniarie, di nome Josè Miquez, si era saputo insinuare presso Selim favorendo in ogni maniera gli stravizi del gran signore, la sua predilezione per vini fini e cibi prelibati. Subito dopo l’assunzione al trono il sultano conferì a questo favorito il ducato di Naxos dietro un tenue tributo.3 Sperando di avere in simil guisa anche Cipro in appalto, l’avaro giudeo cortigiano spronò il sultano ad un’impresa contro quest’isola, la quale per i ricchi doni di natura e per la sua posizione strategicamente importante formava uno dei più preziosi possedimenti della repubblica di S. Marco.4 Conclusa la pace coll’imperatore e riconquistata l’Arabia, non si opponeva a questo disegno che il gran visir Sokolli, che era contrario alla rottura della pace con Venezia e avrebbe preferito di appoggiare i correligionarii della Spagna, i moreschi ribelli.5 Josè Miquez, o, come lo chiamavano i turchi, Josef Nassi, trovò intanto un potente ausilio per le sue mire nell’ammiraglio Piali-Pascià e nel precettore di Selim, il vizir Lala Mustafà. A costoro si associò il Muftì, il quale fece presente al sultano, che si sarebbe 1 Vedi la * relazione dello Strozzi del 26 ottobre 1566, Archivio di Stato in Vienna. 2 Vedi A. Badoero presso Axbèbi 1,360 s. ; Zinkeisen III, 55 s. ; Jobga III. 163. 3 Cfr. Badoero loc. cit. ; Chabrière III, 86, 88 n., 646 n. ; Romani:» VI, 270 s., Zinkeisen III, 56 s., 373 s. ; Balan VI, 530 ; Heebe, Europ. Politile I, 12 s. ; hist. LXXVII, 310 s. V. anche Levy, Don Josef Nasi, Herzog von Naxos, Breslau 1859. 4 V. la relazione di Bernardo Sagredo presso Mas Lateie III, 540 s., 555 s. Cfr. Hammeb II, 405; Hebee I, 10. 5 Cfr. Brosch, Geschichten aus (lem Leben dreier Grossweire, Gotha 1899, ‘ s. ; Hebbe I, 14 s.