164 Pio V. 1566 -1572. Capitolo 2 h. mezza della sua risoluzione, gli fu ordinato d’andare di chiaro giorno, con una croce sulle spalle, al mercato e di tenervi una predica di penitenza. Sauli così fece e trovò uditori, certo una prova parlante che nelle grandi città d’Italia vigeva ancora molto sentimento cristiano a dispetto di tutta la licenza. Prete, il giovane uomo pieno d’ingegno, attese dapprima alla cura d’anime a Pavia, ove nello stesso tempo insegnò filosofia e teologia: nel 1567 fu eletto generale dell’Ordine e nel 1570 da Pio V vescovo di Aleria in Corsica.1 Trovò nell’isola il Sauli condizioni spaventose. Dall’insurre-zione del Samperi (t 1567) il paese era un deserto, la popolazione molto ridotta e completamente imbarbarita. Infierivano inoltre pestilenze e carestia, l’agricoltura languiva e nutrivansi di ghiande ed erbe. Lo storico della Corsica Filippini enumera sessantun luoghi, che giacevano deserti e abbandonati : nello spazio di trent’anni furono commessi 28,000 omicidii.2 Dopo il suo arrivo nell’isola, Sauli scrisse al Cardinal Borromeo che in tutta la sua diocesi non poteva trovare due stanze abitabili e che non gli rimanevano mezzi per costruirsi una cella da cappuccino. Della sua città vescovile erano in piedi soltanto le mura della cattedrale e un forte, tutto il resto era distrutto dal fuoco e devastato. Pel momento quindi il Sauli si stabilì a Corte e impavido incominciò il suo lavoro di vescovo. I mezzi, con cui cercò di riparare all’abbandono religioso, non furon che quelli raccomandati dal concilio Tridentino. In primo luogo si diede pensiero dei preti da quali doveva partire l’istruzione del popolo. Li raccolse in sinodi per istruirli sui loro doveri, fondò un seminario, raccomandò l’istruzione catechistica e fra tutte le possibili privazioni e fatiche compì zelantemente i viaggi della sua visita episcopale. Piò volte in quel clima malsano ammalò a causa degli strapazzi, ma perseverò. Nella parte più abbandonata della sua diocesi, ad Argagliola, i suoi collaboratori lo lasciarono ed egli rimase solo al suo posto. Oltre alle funzioni del suo officio episcopale egli sobbarcavasi a tutti i lavori del semplice prete. Al suo seminario teneva personalmente lezioni, nei suoi viaggi spiegava personalmente il catechismo, visitava gli ammalati e ascoltava confessioni. La sua autorità presso la popolazione era sì grande ch’egli nelle frequenti discordie poteva osare di gettarsi fra i litiganti ad impedire l’esito cruento di tali alterchi e ovviare alle conseguenze, che, in virtù della spaventosamente diffusa vendetta del sangue, erano connesse all’ assassinio. Fu instancabilmente attivo così per più di vent’anni, fino a che Gregorio XIV lo trasferì nel 1591 alla sede di Pavia, ove morì l’anno seguente. Pio X lo ha canonizzato nel 1904. 1 Con bolla dell’anno dell’incarnazione 1569, 4 id. febr.= 10 febbraio 1570, stampata in S. Alessandro Sauli 110 ss. Cfr. Premoij. Barnabiti (1913), 231 ss. 2 F. GiìEGOROvrus, Corsica ,1, Stuttgart 1854, 54-56.