294 Pio V 1566-1572. Capitolo 4 li. successore. Ora, in punizione dei miei peccati, a Dio è piaciuto di caricare il principe di tanti e sì gravi difetti, parte di prudenza, parte di carattere, che lo rendono inadatto al governo e fanno temere per l’avvenire, ove gli tocchi poi l’eredità, i peggiori pericoli per la consistenza del regno. Dopo che per lunga, profonda esperienza egli, il re, era stato ammaestrato deU’ineffi-cacia di tutti i rimedii ed aveva visto che da Don Carlos poteva aspettarsi soltanto un molto lieve miglioramento od anzi nessuno, nè d’altra parte v’era speranza che potessero col tempo allontanarsi i mali a ragione temuti, era apparsa necessaria la carcerazione del principe per meditare maturamente in seguito quali mezzi dovessero adottarsi secondo la condizione delle cose perchè egli, il re, potesse raggiungere il suo scopo senza esporsi a rimproveri di sorta. Il papa conservi il più grande segreto su quanto gli ha confidato il re, qualunque voce corra sulle cause della carcerazione del principe. Don Carlos non s’è reso reo nè di ribellione nè d’eresia. A suo tempo sarà resa manifesta la verità. Tutto è provveduto per quanto riguarda la salute corporale del principe, i suoi comodi e distrazioni come la sua dignità: è abbondantemente provvisto di ciò che gli occorre. Nulla poi si vuole lasciare intentato per la salute dell’anima sua e il confessore gli presterà con zelo la sua spirituale assistenza.1 Se deve credersi alla relazione di Zuniga del 25 giugno, questa risposta mise quieto Pio V. Il papa, notifica l’ambasciatore, ha vivamente deplorato la condizione in cui si trova il re, ma elogiato la sua risoluzione per il motivo che la conservazione della cristianità rendeva desiderabile che il governo di Filippo fosse lungo quanto più possibile e si avesse un successore, che ne seguisse le orme.2 Dopo la morte di Don Carlos il nunzio di Madrid riferì che il defunto prima di morire aveva lui stesso chiesto un confessore ed era passato all’altra vita come cristiano cattolico.3 Perciò il papa non ebbe nessuna difficoltà a dar ordine d’un funerale, che ebbe luogo il 5 settembre. È ricordata siccome una novità grande il fatto ch’egli intervenisse in persona a questa funzione perchè fino allora ciò era stato d’uso solo per le esequie di principi non inferiori al grado di re.4 Fece specie che l’ambasciatore spagnuolo Zuniga da principio non volesse partecipare al funerale e che vi 1 Vedi Gachakd loc. cit. 650; Bibl loc. cit. 275 s. A p. 285 s. Bibl accenna alla singolare circostanza, che nulla qui è detto della communione pasquale, che il principe avrebbe dovuto ricevere poco prima. 2 Vedi Gaciiaed loc. cit. 536. 3 Vedi Gachakd loc. cit. 695. 4 V. le * relazioni in Arco del 4 e 11 settembre 1568, Archivio di Sta 0 in Vienna. Ofr. Budinger 109 s. V. anclie Corresp. dipi. II. 354, n. 1.