394 Pio V. 1566-1572. Capitolo 6 b. servire a macchiare la fama di Maria ed a fornire alla regina d’Inghilterra un’arma contro l’odiata rivale.1 Di fronte a Elisa-betta Maria per un certo tempo si comportò come se non ne notasse la malevolenza, ma sottomano spiegò ai principi stranieri le manovre di Murray2 e cercò di guadagnarne l’intervento a proprio favore.3 Solo dopo che, avvenuta la traslazione della conferenza a Westminster,4 Murray fu ricevuto pubblicamente da Elisa-betta il 25 novembre, mentre alla regina di Scozia non si permise di trasferirsi nelle vicinanze della capitale, essa mutò atteggiamento. Subito fece scrivere ai suoi rappresentanti che essa pure voleva potersi giustificare pubblicamente dinanzi alla regina, a tutta la nobiltà ed agli ambasciatori stranieri. Qualora Elisabetta non accedesse a questa richiesta, intendeva che le trattative fossero immediatamente rotte.5 Ma a questo punto i rappresentanti di Maria, il vescovo Leslie e lord Herries, commisero un grave errore. Invece di insistere per una immediata, chiara risposta da parte del governo inglese e, qualora questa fosse rifiutata, di dichiarare immediatamente col maggior rumore possibile terminata la conferenza essi lasciaronsi tenere a bada da equivoche dichiarazioni di Elisabetta6 e parlarono con Cecil e Leicester di tentativi per appianare amichevolmente la cosa,7 quantunque poco prima, il 25 novembre, Murray avesse finalmente accusato in modo esplicito la sorella dell’assassinio compiuto sul suo sposo e anche di tentata uccisione del figlio unico.8 Ai 6 dicembre essi elevarono tuttavia protesta contro le discussioni, ma Cecil la respinse a causa d’un preteso vizio di forma0 e quando il 9 dicembre Leslie e Herries ritornarono colla protesta corretta, la scaltra segreteria di stato aveva frattanto avuto tempo di spingere Murray a presentare le sue prove, cioè il libro degli articoli, la deposizione di Maria ad opera del parlamento scozzese, le lettere di cassetta e varie deposizioni di testimoni.10 Ora i rappresentanti di Maria si ritirarono dal dibattimento, che fu proseguito in loro assenza, come se nulla fosse avvenuto. i «Pensaba [Elisabetta] en lo (le la justification hacer de menerà due aquello quedajse en dubio». De Silva, 9 agosto 1568, presso Bekker 207. x Memoria a tutti i principi cristiani, presso Labaitoff VII, 315-.28. s Maria a Carlo IX, 27 luglio, a Elisabetta di Spagna, 24 settembre 1568, presso Labanoff II, 138, 183 ; Bekker 212 s. * Batn II, n. 895 ss 5 Lettera del 22 novembre 1568 a Leslie, Boyd, Herries e all’abate di Killwinning, presso Labaxoff II, 232-237 ; Hosack I, 415 ; Bekker 239. « Hosack I, 416 s. t Ibid. 419. Bekker 242. 8 Baipt II. n. 913. Hosack I, 41S. 9 Hosack I, 420 s. io Hosack I, 422-443.