Le conferenze di York e Westminster su Maria Stuart. 393 ad illusione alcuna sulle ostili intenzioni di Elisabetta.1 Ciò non ostante, sotto la pressione delle circostanze, essa acconsentì alle proposte conferenze, che furono aperte l’8 ottobre 1568 a York e trasferite a Westminster alla fine di novembre.2 Dal puro punto di vista giuridico la situazione di Maria di fronte ai suoi accusatori era favorevole. Il materiale probatorio dei suoi nemici, come i due pretesi patti matrimoniali con Bothwell, il cosidetto libro degli articoli, le lettere di cassetta, almeno in gran parte fondavasi su falsificazione od era molto sospetto di falsificazione. 3 Inoltre ella poteva ritorcere l’accusa del regicidio sui suoi accusatori, sui quali fuori d’ogni dubbio gravava fortemente la correità nella morte di Darnley. Murray quindi che s’era trovato in persona a York, non s’affrettò a presentare le sue prove. Già prima che cominciasse il dibattimento egli mandò al governo inglese una versione delle lettere di cassetta e chiese confidenzialmente se potessero valere come prove della colpa.4 Allorquando ai primi di ottobre la conferenza cominciò a York coll’incolpazione che Maria faceva ai fratellastro ed al partito di costui d’avere carcerato la loro sovrana e d’avere usurpato il governo, Murray rispose in modo evasivo dando a fondamento della sua condotta non la parte di Maria nel regicidio, ma l’ostinato attaccamento di essa a Bothwell e sottomano tornò a chiedere un parere degli arbitri sulla forza probatoria delle lettere di cassetta.5 Poiché la colpa di Maria constava innegabilmente qualora quelle lettere realmente fossero di sua mano e dirette a Bothwell, egli colla sua segreta richiesta veniva ad ammettere che la genuinità di dette lettere non era superiore ad ogni sospetto. Quanto all’attaccamento a Bothwell la regina potè facilmente giustificarsi giacché i suoi attuali accusatori le avevano raccomandato il matrimonio con lui. Se allora Murray non era alieno da un amichevole componimento colla sua regale sorellastra, Elisabetta aveva invece altre intenzioni. I rappresentanti della regale prigioniera dovevano bensì ricevere l’impressione che nel dibattimento s’avesse in vista la reintegrazione di Maria,8 ma in realtà le conferenze dovevano 1 Bekker 211. Già in una lettera, che addi 4 giugno 15C8 mandò all’ambasciatore spagnuolo in Londra, essa dice : « No dublo que si ellos me meten adentro en este reyno contra mi voluntad, me podran quidar la vita ». Presso Kervtn de LettenIiove, Relations V, 725. 2 Nell’intervallo fra le due conferenze si cerca d’indurre Maria a rinunziare spontaneamente al trono. Bekker 246. 3 Cfr. sopra, p. 386. Due altri documenti furono presentati solo a York, ma Per scomparire poi per sempre. Hosack I, 401 s., 413. 4 22 giugno 1568 ; vedi Bain II, n. 711 ; Hosack I, 389 ; Bekkes 205, 244. 5 Hosack I, 394 ss. Più tardi lo stesso Murray ammise che la sua risposta non era stata seria (Lingard Vili, 23 n.). Sulla conferenza di York cfr. Bain H, n. 839 ss. 6 Istruzione agli ambasciatori di Elisabetta, presso Hosack I, 404.