La battaglia navale di Lepanto (7 ottobre 1571). 557 dute a sufficienza di marinai e rematori. Questo difetto doveva eliminarsi con ciurma spagnuola: Venier vi si oppose, ma Colonna colle sue osservazioni riuscì ad indurlo a cedere.1 Dopo che s’era discusso per lo spazio di più che tre settimane, finalmente ai 16 di settembre avvenne la partenza da Messina. Diversità d’idee e dissapori si verificarono tuttavia anche altrimenti fra i capitani: ma tutti sentivano che s’andava incontro alla battaglia decisiva. Le ciurme vi si prepararono anche col ricevere i santi sacramenti dai Cappuccini e Gesuiti addetti alla flotta.2 Divisa in quattro squadre, la flotta della lega volse verso Corfù radunandosi poi nel porto di Gomenitsa sulla costa dell’Albania. Ivi in conseguenza d’un’arbitraria azione di Venier contro uno spagnuolo si venne a un litigio con Don Juan, che senza l’avveduto intervento di Colonna avrebbe potuto avere le peggiori conseguenze. Si concordò che intanto Agostino Barbarigo assumesse le veci di Venier. Nel frattempo, degli esploratori fecero sapere che la flotta turca era nel porto di Lepanto, l’antica Naupatto. I giorni seguenti passarono in mutua osservazione. Frattanto arrivò la nuova della caduta di Famagosta avvenuta il 1° agosto, dell’obbrobriosa mancanza alla parola commessa dai Turchi e della crudele esecuzione dell’eroico Bragadino. I Turchi avevano scorticato vivo l’infelice, imbottitane la pelle, che, vestita dell’abito veneziano rispondente all’officio, fu trascinata per la città !3 La novella di questi orrori andò diffondendosi prestamente e tutti i combattenti anelavano alla vendetta. Presi tutti i provvedimenti necessarii per una battaglia, la flotta nella notte del 6 ottobre nonostante vento sfavorevole fece vela, tenendosi strettamente alle isole rupestri delle Curzolari, note nell’antichità col nome di Echinadi, verso l’ampio golfo di Patrasso. Allorché la mattina seguente, per lo stretto canale fra l’isola Oscia e il capo Scrofa si entrò in quel golfo, Don Juan dopo breve con- 1 Vedi Guglielmotti 179 s., 183 s. ; Balan VI, 557 s. ; Molmenti, Vetiiero 150 s. 2 Vedi Sereno 191 ; Havemann 134 ; Guglielmotti 190. 3 Ofr. Sereno 250 s. ; Hammer II, 414 s. ; Balan VI, 555 s. ; Guglielmotti 195 s. ; A. Podocataro, Relazione de’ successi di Famagosta p. p. A. Tessier, Venezia 1876 ; Agostino, La perdita di Famagosta, Venezia 1891 ; Catizzani, Narrazione del terribile assedio e della resa, di Famagosta da un ms. del capitano Angelo Gatto da Orvieto, Firenze 1897. V. anche la monografia sulla vita di Bragadino del Rro M'adotta da K. Zeix, 2“ ediz., Freiburg 1874. All’ eroe, che aveva sopportato il suo martirio con fortezza cristiana, la patria eresse un monumento nel suo Pantheon di grandi uomini, ai SS. Giovanpi e Paolo. Sulla moneta ossidionale fatta coniare da Bragadino per la paga dei difensori di Famagosta vedi Lazari, Monete de’ possedimenti Veneziani di oltramare e di terraferma, Venezia 1851.