468 Pio V. 1566-1572. Capitolo 7 b. Ma, pur essendo in generale triste la situazione religiosa della Germania, non mancavano sprazzi di luce e germi per un avvenire migliore. Già nel 1567 Pio V ebbe la soddisfazione che dietro suo impulso si fossero tenuti due sinodi provinciali in Germania. Sulla loro necessità aveva richiamato in modo particolare la sua attenzione il domenicano Feliciano Ninguarda, che, chiamato dal papa a Koma, ivi aveva passato l’inverno 1566-67 e steso un memoriale sulle condizioni della Chiesa germanica e i mezzi neces-sarii per migliorarla. In esso egli insieme all’importanza dei si-nodi provinciali fa notare come a lato dei vescovi fiacchi si debban mettere valenti teologi e commissarii al fine di mettere in valore il più presto possibile i decreti tridentini.1 Nel 1567 Ninguarda fu mandato dal papa quale commissario a Salisburgo perchè mediante un concilio provinciale facesse riconoscere in quella grande circoscrizione ecclesiastica i deliberati di Trento. Frattanto due vescovi tedeschi rivestiti della dignità cardinalizia avevano già in quello stesso anno tenuto sinodi diocesani, nei quali fu deliberato di seguire i decreti sia dogmatici sia di riforma del concilio: Ottone von Truchsess a Dillingen2 e Marco Sittich von Hohenems a Costanza.3 Ma che voleva significare questo di fronte ai molti altri vescovi e arcivescovi, che continuavano a dilazionare? Canisio, il quale deplorò la cosa in una relazione al suo generale del 5 aprile 1568, ricorda anche che i vescovi aventi buona volontà come quelli di Augsburg e Eichstätt, invece di aiuto incontravano solo difficoltà nei loro capitoli se volevano mettere mano all’erezione tanto necessaria di seminarii.4 Tipo di tali canonici di sentimenti mondani è Gebardo, nipote di Ottone Truchsess, il cardinale zelante della riforma, che, sprezzando tutte le esortazioni, non frequentava nè chiesa nè capitolo e dava gravissimo scandalo colla sua violenza e immoralità.5 Il metropolita della grande provincia ecclesiastica di Salisburgo, Gian Giacomo von Khuen-Belasy, aveva fin dal 1566 manifestato al Commendone l’idea di pubblicare in un concilio provinciale i decreti tridentini, venendovi confermato dal papa.6 Però soltanto 1 V. * Istruzione per la Germania in Misceli. Arm. I, t. 2, p. 60-74. con supplemento p. 55-58, Archivio segreto pontificio. 2 V. Decreta synodalia dioecesis Augustanae Dilvngae mense lumi A" 1567 promulgata, Dilingae s. a. Gir. KirchenlexiJcon di Friburgo I2, 1653s.; Cantsii Epist. V, 635 s. ; Specht 63 s. s Cfr. Habtzheim, Gonc. Germ. VII, 419 s. ; Freib. D löse san-Archiv XXI (1890), 49 ss. ; Zeitschrift für Gesch. des Oberrheins N. S. XXIV, 553 s.; Wr-MANN 74 SS. 4 Vedi Canisii Epist. VI, 181. ® V. ibid. 365 s., 379 s. 6 Nel * breve del 24 maggio 1560 si legge : « Quamvis autem non admoduni necessarium existimamus sponte currentem incitare, nostri tarnen officii partes