Riforma del breviario. 135 ordinare la preghiera spettante ad ogni giorno non trovavansi riunite in modo perspicuo, ma bisognava ricercarle perdendo gran tempo in diversi punti del breviario. Il breviario, che Pio V, seguendo il suo predecessore, fece nuovamente discutere’ e poi con bolla di accompagnamento del 9 luglio 15682 mise nelle mani del clero, cercò di ovviare a tutti questi lagni.3 II salterio e la Sacra Scrittura ritornarono nei loro diritti ; si provvide all'ordine e alla perspicuità. L’influenza di quel tempo si avverò principalmente nel riordinamento delle lezioni del breviario. Molte cose spurie e inattendibili furono eliminate, riconoscendosi così giustificata in linea di principio la critica storica suscitata dall’umanismo; persino alcune feste, come quella dei Ss. Anna e Gioacchino e della presentazione di Maria al tempio, furono sacrificate al riguardo verso simili tendenze.4 Della passione di quel tempo pel bel latino erasi tenuto conto nelle lezioni storiche, la cui stilizzazione fu opera del primo umanista d’allora, Giulio Poggiani.3 Gli sforzi degli umanisti cristiani di rendere proprietà dell’Occidente gli scritti dei Padri ecclesiastici greci trovarono la loro più bella approvazione in ciò che anche dalle loro opere furono tratte lezioni del breviario e che ora per la prima volta furono dalla Sede Apostolica onorati nel culto pubblico come maestri della Chiesa universale e messi a lato dei quattro dottori occidentali, i quattro principali dottori dei Greci, Atanasio, Basilio, Gregorio di Nazianzo e Giovanni Crisostomo.6 Come il breviario di Pio V non fu una creazione compieta-mente nuova, ma piuttosto un ristabilimento dell’antico uso della Chiesa romana con mutamenti rispondenti al tempo,7 così lo stesso 1 Ogni mercoledì tenevasi consultazione sulla riforma del breviario (* Strozzi, 19 ottobre 1566, Archivilo di Stato in Vienna). Per le consultazioni sul breviario Savelli propose al papa il Cardinal Sirleto, ma Pio V ebbe difficoltà in contrario, perchè Sirleto doveva osservare la residenza nel suo vescovado (* Avviso di Roma del 26 ottobre 1566, Uri). 101,0, p. 312, Biblioteca Vaticana). Cfr. Taccone Gallucci 40. 2 Bull. Rodi. VII, 685 s. La bolla fu pubblicata il 16 luglio (* Avviso di Roma del 17 luglio 1568, trasmesso da Cusano, Archivio di Stato in Vienna). Ai 17 d’agosto del 1568 Bonellì scrive a Castagna : Si è dato fuori il Breviario riformato. Corrcsp. dipi. II, 433. 3 Schid loc. cit. 634. Baumek 438. * Schmid loc. cit. 647, 649. Bàtimer 441,450. 5 PoGiANi Epist. II, xxiii. Per allora rimasero intatti gl’inni del breviario, di cui il Seripando bramava la correzione (lettera di Gapilupi del 13 gennaio 1563 in Arch. Star. Lomb. 1893, 116). Su alcuni inni allora accolti vedi Del^porte in Rassegna Gregoriana VI (1907), 495 s. ; Rivista storica 1910, 329. 0 La cosa fu per la prima volta dimostrata da K. Keixn'er in Zeitschr. 1ur latti. Theol. XL (1916). 1 ss. 7 Credo, scrisse Sirleto ai 23 d’ottobre del 1563, che in prima linea sia necessario levare tutte le novità, ma così che in loro luogo non s'accolga nulla nuovo. Molitob 4.