Intervento di Pio V nelle controversie lovaniensi. 255 desiderio. Ora, così pensa il Commendone, se ai due si lascia esporre liberamente al concilio le loro idee, ne nasceranno turbolenze in Germania, mentre poi in caso contrario si dà ai protestanti un pretesto per lamentare la mancanza di libertà di parola nel concilio. Presto si riunirà il capitolo generale dei Francescani, nel quale si tratterà anche della controversia teologica. È possibilissimo che in questa occasione da piccolo fuoco sorga grande incendio.1 Soggiornando a Lovanio il Commendone addì 24 maggio 1561 cercò d’influire sotto ogni rispetto in senso conciliativo sui partiti contendenti. Ma con quale tenacia i novatori si tenessero fermi sul punto che Baio non facesse altro che difendere l’antica dottrina ecclesiastica, potè esperimentare il legato da una lettera a lui indirizzata il 27 maggio 1561 dall’Hessels.2 Nella sua lettera ai legati conciliari il Commendone propone siccome il mezzo più acconcio per affrontare l’imminente tempesta, che il papa avochi a sè la cosa, imponga silenzio ai Francescani e in nome proprio provochi l’invio di Baio e Hessels al concilio.3 Questo consiglio però, che i legati riferirono a Roma insieme alle loro proposte,4 arrivò troppo tardi. Il cardinale Borromeo rispose loro ai 6 di luglio del 1561 che già a mezzo del Granvella s’era edotti della cosa e che proprio allora il papa s’era deciso ad inviare al Granvella un breve colla facoltà d’imporre silenzio nella faccenda a suo senno, anche sotto censure e pene, fino a che il concilio o il papa la decidessero.5 Pio IV aveva deliberato questo passo con tanta fretta, che non fu neanche possibile aspettare l’arrivo di una relazione più diffusa che i legati conciliari avevano promessa sulla controversia e sulle proposte del Commendone.6 Questi, che tornò a insistere sulla chiamata di Baio e Hessels al concilio,7 con lettera del cardinale Gonzaga del 31 agosto ricevette la risposta, che il papa aveva già preso la sua deliberazione.8 Soltanto due anni dopo Baio ed Hessels furono mandati a Trento da Mar- 1 Misceli rii storia Itili. VI, 162. Uayjjald 1561, n. 44. Patxavicini 15, 7. 7. 2 Presso Susta, Unric I. 192. «Nobis», vi leggiamo, « iiraecipue ineum-bere putamns, ut studendo, docendo, disputando ex antiquissimis et solidissimis nostrae religionis fundamemtis studeamus nostri tempori« erroribus occurrere ». 3 Lettera del 9 giugno 1561, ibid. 36. * Il 30 giugno 1561, ibid. 34 s. s Borromeo ai legati, 6 luglio 1561. ibid. 49: « Hoggi ha risoluto di scriver ni detto cardinale un breve, dove gli commette, che imponat sileniium subì censuris et penis sin’a la determinatione del concilio, o elle espongano a S. Stà le lor differenti« ». Cfr. Borromeo ai legati, 12 luglio 1561, ibid. 58. « Ibid. 50, cfr. 36. • Da Lnbecca il 24 luglio 1561. Misceli, (li storia Ital. IV, 200. Pat-lavicini 15, 7, 10. 8 Presso Susta loc. cit.