Le commende. 167 S. Tommaso d’Aquino erano senza tetto e prossime a precipitare. Nel dormitorio pioveva sì fortemente che spesso i monaci dovevano abbandonare le loro celle dinanzi all’acqua irrompente e trasportare altrove il letto. Non meglio stavano le cose negli altri conventi. Di parecchi si dice che nessuno abitava più quelle muraglie cadenti: dove si parla dì presenza di monaci spesso viene notato che ad essi manca il necessario sostentamento. Le condizioni erano relativamente le migliori nel convento di Santa Maria del Sagittario nella diocesi d’Anglona. Là vi sono 10 monaci, dice la relazione, ma non hanno il necessario per nutrirsi e vestirsi. Il convento è crollato ed essi non hanno il refettorio. Il dormitorio sussiste tuttavia, la chiesa è intatta e bene arredata, ma anche ciò solo per merito dei monaci che per lo più attendono al mestiere di falegname. Alquanto meglio stavano i sette coventi cisterciensi nell’isola di Sicilia. Alcuni erano ancora in tutto o in parte bene conservati, ma contavano insieme soli 13 monaci, e in tutto mancavano i libri e paramenti necessarii per la celebrazione del culto divino. Va lasciato indeciso se i conventi in questione fossero dichiarati commende perchè erano rovinati e abbandonati o se fossero gli abbati commendatarii in colpa della rovina, ma fintante che le entrate delle abbazie affluivano in mani straniere era in ogni caso impossibile addurre una nuova fioritura della vita monastica ; le persone infiammate ed energiche, dalle quali doveva partire il nuovo slancio, non potevano che sentire poca inclinazione a entrare in conventi decadenti. In sì disperate circostanze Pio V fece quanto poteva fare. In una bolla di riforma pei Cisterciensi1 non solo li assicurò della sua particolare simpatia indicando come la più opprimente di tutte le sue cure opprimenti quella che tante case religiose fossero spogliate dei loro diritti e abbandonate alla rovina, ma obbligò anche gli abbati commendatarii a lasciare nei conventi un numero sufficiente di religiosi, a provvederli di tutto il necessario ed a restaurare le fabbriche rovinate. Diede inoltre ai monaci una serie di prescrizioni, la cui osservanza doveva produrre una nuova fioritura della vita monastica. Nelle circostanze del tempo Pio V non ardì di abolire l’istituto stesso della commenda. Esso aveva preso una grande estensione specialmente in Francia, dove non meno di 1040 conventi erano dati in commenda,2 ma una consultazione su questo deplorevole stato di cose nel concistoro, in conclusione condusse a questo solo risultato, che intanto si lasciasse tutto sul piede di prima.8 1 Dell'8 marzo 1570, Bull Rom. VII, 813 ss. Fin dal 23 ottobre 1567 Pio V aveva concesso un breve di protezione contro gli abbati commendatarii ; ibid. 622. 2 Tìjeiner, Act a II, 679. 3 Decretimi est, irune quidem nihil innovare. Concistoro dell’ll dicembre 1570, presso Guliiì-Fuiìel II, 17.