nè de’nasi aquilini piuttosto che dei rincagnati. Un’aria modesta, un contegno rispettoso verso a’più vecchi, non nasce già d’umiltà d’animQ, nè di sentimento di propria pochezza, ma si è frutto di animo gentile e di educazione forbita; ma i critici perpetui non lo conoscon, noi sanno, e di ciò pigliano anzi autorità e burbanza onde a cagione appunto di loro l’Ecclesiaste ha scritto: ncmo propheta in patria sua. Quell’articolo che acremente mordono e biasimano, perchè il sanno mio, altamente loderebbono, porterebbero in cielo, se venisse loro di là de’ mari in ispagnuolo, in francese, che so io? lo loderebbono se non sapessero s’io fossi di occhi neri o cilestri, di folto o raro capello. Così va il mondo. Queste genti si dividono il bel regno della critica. E però studiate, rispettabile amico, pel piacere che dà per sè stessa la scienza; scrivete, poi che Dio v’ha posto nell’in-telletto e nel cuore la sacra favilla; ma non cercate già l’approvazione o la lode degli uomini. Queste cose vengono dopo la morte : se ne rallegreranno gli eredi vostri : voi per intanto correte il soave frutto delle censure. Sono . . . ( Qui è la macchia d’inchiostro, e del nome (Stccle) si giunge appena a diciferare il T. L.)