Le missioni nel Messico e nella Florida. 505. plauso ; egli però non è solo nei suoi sforzi ; piuttosto tutta quanta la legislazione spagnuola per le colonie è animata dallo stesso spirito. Che non fosse altrimenti, è merito, non ultimo, del papato. I papi avevano acconsentito l’assoggettamento degli indiani a condizione che si portasse loro il cristianesimo, e sempre di nuovo essi richiamarono i regnanti spagnuoli all’obbligazione che tei erano assunta soggiogando il mondo nuovo. Ma la cristianizzazione degli indiani nomadi non era possibile se non fossero stati uniti in sedi stabili ed innalzati ad un più alto grado di civiltà. Le esortazioni di Pio V a Filippo II offrono un esempio, che gli sforzi dei papi per l’incivilimento dell’America non restarono senza successo. Se anche dopo secoli non si era ancora conseguito tutto il desiderabile, non si devono trascurare le difficoltà dell’impresa.1 Il papa stesso non ha certo avuto contezza dei progressi, che egli aveva stimolato nel Perù. Però da altre missioni vennero a sua cognizione parecchie notizie consolanti. Il 21 marzo 1569 il vescovo di Michoacàn nel Messico scrisse che quegli indiani avevano abbracciato la fede e che anzi parecchi di loro predicavano ai loro connazionali nella loro lingua materna ;2 l’arcivescovo della capitale circa lo stesso tempo3 aggiungeva di avere talvolta battezzato colla propria mano cinque mila pagani. Pio V rispose aliarci vescovo esprimendo la sua gioia ed esortando di istruire bene nella fede gli indiani prima di battezzarli.4 Nel concilio provinciale di Messico nell’anno 1570 furono prese a questo riguardo le pre-auzioni necessarie.5 Già prima Pio V aveva raccomandato anche all’arcivescovo di Messico la protezione degli indiani dall’angheria dei soldati.6 Il territorio confinante col Messico, la Florida, possedeva allora Jn Menéndez de Avilés un governatore secondo il cuore di Pio V. Menéndez considerava la sua carica non come un’occasione di arricchirsi, ma come un serio invito a curare il bene degli indiani specialmente col farne dei cristiani per bene. Nel marzo 1565 1 « Se i progressi, che essi [gli indiani] fecero sotto l’influenza spagnuola in un lavoro trisecolare di civilizzazione, appaiono nel complesso piccoli, non si deve trascurare che si trattava di condurre centinaia di migliaia dallo stato del pivi rude paganesimo, della più primitiva organizzazione, dell'ozio e della civiltà dell’età della pietra al cristianesimo, all’autonomia, all’operosità e all’individualismo basato sull’economia pecuniaria. Il compito era in sè enormemente Srande. E la fiacchezza spirituale e corporale della razza sopraggiunse a non facilitare l’opera ». Daeneix 78. 2 Cfr. breve al vescovo del 2 aprile 1570, presso Ladkrchi 1570, n. 428. 3 U 30 marzo 1569 ; cfr. breve all’arcivescovo del 2 aprile 1570 ; ibid. n. 416. 4 Ibid. 5 Ibid. n. 420. 0 Breve del 7 ottobre 1567, presso Laderchi 1567, n. 262.