304 Pio V. 1566-1572. Capitolo 4 b. fece consegnare al nunzio a mezzo del cardinale Espinosa. Essa diceva che il re avrebbe scritto al viceré che contentasse il papa. Castagna non potè rimanere soddisfatto di una risposta così generica a lagnanze formulate in modo affatto preciso e quindi tentò a mezzo dell’Espinosa di ottenere più particolari dichiarazioni. L’Espinosa lo assicurò che per quanto riguardava la posizione dei vescovi verrebbero soddisfatte completamente le richieste del papa ed anche l’esercizio delle loro incombenze spirituali sarebbe loro in certo qual modo garantito, ma che non era da pensarsi all’abbandono delYexequatur: tutt’al più potrebbero eliminarsi gli abusi connessivi. I particolari relativi sarebbero comunicati al papa stesso. La minaccia dell’interdetto non aveva spaventato il re. Giusta quanto riseppe il Castagna, Filippo dichiarò che qualora il papa procedesse a quest’estremo, egli, a tutela dei suoi antichi privilegi, avrebbe fatto ciò che in tali casi spetta ai principi cattolici, certo pensando, con questo, a un appello al concilio generale. Circa la prigionia del vicario generale vescovile il nunzio era meno preoccupato: credeva che se non era già stata tolta, la liberazione sarebbe avvenuta in breve. Del resto egli riferì a Roma che Filippo era preso dall’ubbia, che in seguito della bolla In coena Domini i suoi sudditi si opporrebbero all’imposizione di tasse e procederebbero alla rivoluzione. E poiché ripugnava a qualsiasi pregiudizio dei privilegi concessi ai suoi predecessori, così Filippo non avrebbe mai tollerato la formale pubblicazione della bolla.1 A nuove vivaci spiegazioni fra Castagna e Filippo II si venne al principio d’agosto del 1569. La notizia della protesta del papa allorché ricevette il censo feudale di Napoli nella festa dei Ss. Pietro e Paolo2 aveva messo in comprensibile eccitazione il re. Cercò invano il Castagna di giustificare il capo della Chiesa svolgendo questi pensieri : il re non si lasci persuadere che il santo Padre persegua mire mondane o che falsi consiglieri lo traviino a queste controversie coi principi ; egli opera soltanto conforme al suo dovere pastorale. Causa della discordia è l’ordine dato da Madrid a Napoli di opporre vigorosa resistenza a tutte le disposizioni della Santa Sede dirette contro i «privilegi e costumanze» spagnuole. Con ciò a Napoli non s’è diventati che più arditi, tanto che gli abusi crescono di giorno in giorno. In realtà nel regno di Napoli non si presta più al papa la debita obbedienza, tutta la disciplina ecclesiastica è impedita: qualora si tenga fermo agli abusi pa- 1 V. la relazione di Castagna da .Madrid 17 luglio 1569, Corrrsp. dipi- IH-114 s. Cfr. ibid. 115, n. 1 le istruzioni di Filippo in data 17 luglio al viceré di Napoli sul trattamento dei vescovi e l'esercizio (lelVc.rcquntnr, con cui spera-vasi di contentare il'papa. - Cfr. Corresp. dipi. Ili, 97 s.. 102.