256 Pio V. 1566-1572. Capitolo 3 b. gherita di Parma come teologi regi1 ed assistettero alle tre ultime sessioni del concilio, che non offrirono ad essi occasione per svolgere le loro opinioni. Le loro asserzioni nei discorsi privati e gli scritti di Baio suscitarono scandalo, ma nella qualità di teologi regi ed a causa della rapida conclusione del concilio essi sfuggirono ad una condanna.2 Sebbene sotto pena di scomunica avesse il Granvella proibito ai due professori di ulteriormente esporre le loro nuove dottrine, Baio tuttavia si lasciò indurre al mal passo di pubblicare dopo il suo ritorno da Trento nuovi scritti anche sui punti controversi e di nuovamente imprimere i suoi precedenti opuscoli. Il suo avversario principale all’università, Josse de Ravestein, detto Tile-tano, si rivolse allora all’eremita agostiniano Lorenzo de Villa-vincentio in molto concetto presso Filippo II. Da Bruxelles Lorenzo scrisse ai 25 di novembre del 1564 al re,3 venendone come conseguenza che le università di Alcalá e Salamanca condannarono una serie di proposizioni di Baio.4 Nello stesso tempo Filippo II si rivolse per una definitiva decisione della controversia al papa, al quale anche Tiletano fece relazione sul caso.5 A Roma Baio non era uno sconosciuto. Granvella, che aveva dovuto procedere contro di lui, ma del resto gli era favorevole, trovavasi allora nell’eterna città. Nella sua qualità di grande inquisitore Pio V dovette sotto il suo predecessore occuparsi del baianismo e ricordavasi certo ancor bene della cosa quando Granvella gli rappresentò che Baio era un coltissimo erudito e prete irreprensibile, che poteva fare molto per la Chiesa ed aveva pertanto diritto ad ogni possibile riguardo.6 Il papa si lasciò guadagnare facilmente a questo modo di vedere. Dotti di diverse nazioni furono incaricati di dare giudizio sugli scritti da esaminarsi e si ebbe la prudenza di rimettere ai medesimi degli esemplari senza frontespizio affinchè non sapessero chi ne fosse l’autore. La bolla stessa, nella quale il Io ottobre 1567 sulla base dei dotti pareri Pio V condannava 76 o, secondo recente computo, 79 proposizioni,7 non fa mai il nome di Baio o Hessels ed ove si parla dei sostenitori delle proposizioni condannate ciò avviene con frasi onorevoli. Certo per delicatezza le proposizioni proscritte vengono anche enumerate senza che ad ognuna sia ricor- 1 Uaynald 1561, n. 46. 2 Morillon a Granvella, 20 giugno 1568, presso Pottixet III, 279. 3 Gachabd, Corresp. ile Philippe II II, xx. 4 Le Bachet-et II, 41, 47. Non si conoscono particolari su questa condanna. 5 Ibid. 48. Cfr. la lettera di Villavincentio del 1571 presso Gaciiard loc. cit. 174. 6 Granvella a Morillon, 13 novembre 1567. presso Pottixet III, 106. ? La bolla stessa non dà il numero delle proposizioni.