522 Pio V. 1566-1572. Capitolo 9 b. glior mezzo di deprecare una tale disgrazia sembrava l’immediato intervento di Filippo II. Di fatto il re di Spagna poteva immediatamente mandare dai suoi porti siciliani un aiuto, che era bastante a respingere il primo assalto dei Turchi. Contro un tale progetto si dichiarò intanto il cardinale Granvella, che scongiurò il papa e il Collegio dei cardinali a non precipitare il suo re e la Chiesa in un’impresa tanto pericolosa e incerta. Il Granvella non paventò di dichiarare apertamente, che l’infida repubblica di S. Marco non meritava un immediato soccorso, che la si poteva provvisoriamente abbandonare al suo destino, che ci sarebbe stato ancora sempre tempo di venirle in aiuto, quando con una sconfitta fosse venuta a conoscere di aver bisogno dei suoi vicini; che egli, il cardinale, •credeva che Iddio esponesse quello stato superbo all’assalto degli infedeli solo per punirlo del suo egoismo e fargli comprendere che anche la Signoria pqteva trovarsi nel caso di dover chiedere difesa e aiuto. A questa dichiarazione del Granvella si oppose però decisamente il cardinale Commendone, che era in gran concetto presso Pio V.1 Egli ricordò i meriti di Venezia verso la cristianità e la Santa Sede e cercò di difendere la Signoria dalle accuse di infedeltà ed egoismo per quanto ciò era possibile. Con acre punta contro gli spagnuoli egli osservò che si meravigliava si potesse far menzione dell’ultima guerra e della pace indi conclusa coi Turchi, essendo stati allora i veneziani trattati dai loro alleati in modo che questi preferivano di non parlarne. Le dichiarazioni del Commendone culminarono nell’idea, che il papa aveva avuto fin dal principio : doversi provvedere all’aiuto il più presto possibile, trattandosi non solo di Venezia, ma di tutta l’Italia, anzi dell’onore e del bene della cristianità. Decise poi in questo senso anche la maggioranza dei cardinali.2 Mentre il papa provvedeva dopo questo concistoro ad un abbondante sussidio pecuniario concedendo una decima sul clero veneziano sino a 100,000 scudi d’oro, che però doveva servire solo per la difesa di Cipro,3 egli fece nello stesso tempo un passo 1 Cfr. sopra, p. 56. 2 Sul concistoro del 27 febbraio 1570, che è strano non sia affatto ricordato negli * -1 età concistoriaUa nell’Archivio concistoriale al Vaticano (<>1,1 nell'Arehivio segreto pontificio), v. la relazione del Facchinetti del 1° marzo 1570 (Valensise 44), le lettere del Granvella e di Ztiniga a Filippo II del 28 febbraio 1570 (Archivio ili Stato in Simancas), usate dal HERRf-I, 48, come pure Foeieta I. 996 s. e Gratianus, De bello Cyprio 52 s., P©1' cui critica si confronti Laderchi 1570, n. 11. “ I denari dovevano perciò venire in mano dei ministri di 8. 8**', "M Valensìse 44. Cfr. sulla concessione la * relazione di B. Pia in data di Kob18 4 marzo 1570, Archivio Gonzaga in Mantova. La * bolla circa la deci»1-1