326 Pio V. 1566-1572. Capitolo 5 a. ed anche col Granvella faceva rilevare in ogni udienza la necessità di simile passo.1 Giunte le comunicazioni di Pavesi e le notizie di altri,2 egli nel luglio in una conversazione con Requesens ricordò con severissime parole e con tutta l’energia che la situazione era molto più pericolosa di quanto si credesse a Madrid e che il differimento della partenza del re porterebbe seco le peggiori conseguenze per la religione.3 II 12 luglio Pio V si rivolse con una lettera risoluta allo stesso re;4 ai 3 d’agosto scrisse al nunzio spagnuolo che Filippo II un giorno avrebbe dovuto rendere conto della perdita di tante anime, poiché soltanto la sua personale presenza poteva giovare. " Come risposta Requesens ai 12 d’agosto del 1566 fu incaricato di esporre al papa che il suo signore sentivasi del tutto innocente, che quanto al viaggio le intenzioni di Sua Maestà combaciavano con quelle del papa: che però se dovevasi ottenere un successo, occorreva che il re comparisse con un esercito non solo a tutela della sua persona, ma anche per poter comparire potente contro i rivoltosi neerlandesi e contro i loro amici in Francia, Germania e Inghilterra. A tale armamento occorrere tempo, ma soprattutto mancare il denaro necessario, che del resto il papa potrebbe procurare concedendo sussidii ecclesiastici. Una volta che siano fatti tutti i preparativi, — così fece ancora Filippo assicurare da Requesens nel modo più determinato, — Sua Maestà partirà per i Paesi Bassi senza curarsi dei pericoli che lo minacciassero. Similmente s’espresse il re spagnuolo con Castagna, che dal canto suo spingeva in ogni guisa e ricordava il proverbio : mentre a Roma si fanno consultazioni, Sagunto viene espugnata, ma nulla potè ricavare sul tempo del viaggio del re.6 Non v’ha dubbio alcuno che sulle cose neerlandesi Filippo II s’abbandonò a una fatale illusione non reputando la sua comparsa in persona sì urgente come il papa, il quale avrebbe voluto che questa faccenda andasse avanti a tutte le altre. Dopo l’arrivo delle relazioni sugli orrori dell’iconoclasmo Pio V a ragione credette di poter dichiarare d’avere invano fatto esortazione e messo in avviso a tempo.7 Ancora sotto l’impressione delle raccapriccianti 1 V. Corresp. de Oranvelle, éd. Pottixet I, 318. 2 Vedi Laderchi 1566, n. 470. s V. Corresp. dipi. I, 279 s. 4 Presso Laderchi 1566, in. 471. Cfr. Corresp. dipi. I, 279 n. circa la data. Da un confronto coi * brevi di Pio V nell’Arehivio segreto pontificio, Arni. t. 12, n. 96, risulta che presso Laderchi dopo illic sono state omesse le parole in estremo discrimine versatwr. Red si religio catholica ecc. Inoltre invece di perpessa va letto oppressa. 5 Corresp. dipi. I, 299. Cfr. anche Bbom, Archivalia I, 197. « V. Corresp. dipi. I, 301, 318 s. ' Vedi Laderchi 1566, n. 474.