172 Pio V. 1566-1572. Capitolo 2 i. del re anche il gran maestro dei Mercedarii avrebbe dovuto essere sempre uno spagnuolo, mai però ottenendo il suo ufficio a vita. Allorché nel 1563 le Cortes tornarono a proporre la riforma del-l’Ordine, Filippo concepì un progetto lungimirante. Il suo ambasciatore a Roma Requesens, dovette fare la domanda che il re potesse nominare visitatori : fino a che costoro non avessero compiuto il loro ufficio e fossero pubblicate nuove leggi dell’Ordine, non do-vevansi accettare novizi e dopo la visita dovevansi istituire nuovi superiori : era parimenti previsto per la riforma, la quale doveva procedere sotto la direzione degli arcivescovi, la soppressione di tutti i conventi piccoli e la durata in carica per soli tre anni dei superiori.1 Tutti questi piani naufragarono in parte contro la protesta del re francese, in parte contro l’opposizione dei superiori degli Ordini. Andando legato in Spagna nel 1565,2 il cardinale Boncompagni prese con sé dei brevi sulla riforma dei Trinitarii, Francescani, Carmelitani, Agostiniani, Isidros, ma non fece uso delle sue facoltà perchè alla morte presto avvenuta di Pio IV egli tornò subito in Italia.3 Giorni migliori per la riforma degli Ordini spagnuoli cominciarono colla salita al trono di Pio V. Già nei primi giorni del suo governo il nuovo papa disse all’ambasciatore spagnuolo che a questo riguardo egli avrebbe concesso al re più di quanto fosse stato fin allora domandato : gli si facessero a Madrid proposte sul modo, nel quale vi si bramavano redatte tali facoltà : occorreva però rigoroso segreto perchè in simili cose le passioni erano fortemente condivise e gli Ordini avevano dappertutto degli emissarii.4 Ciò non ostante la consegna dei brevi necessarii si trascinò,in lungo per un certo tempo. Erasi bensì persuasi in Roma che senza la cooperazione della podestà civile non potevasi attuare la riforma, ma sembrava pericoloso concedere sì vasto intervento in cose ecclesiastiche al re ed ai fiduciarii da lui nominati. Pio V inoltre non amava porre la riforma degli Ordini in mano di vescovi, che non fossero essi stessi religiosi e non avessero esperienza alcuna delle cose monastiche.5 Perciò i brevi relativi dovettero venire scritti e riscritti più volte prima che soddisfacessero a tutte le esigenze.6 Lo zelo riformativo del papa aveva preso di mira in particolare i Conventuali Francescani spagnuoli, ch’erano in cattiva fama presso di lui; poi anche le altre corporazioni religiose, che sul- 1 Iblei, xxx s. Per Calati-ava cfr. ibicl. I, 306. 2 V. voi. VII, 500 s. 3 Corresp. dipi. IV, xxxiii ; cfr. I, 9. 4 Requesens a Filippo II, 25 gennaio 1566, ibicl. I, 112. 5 Requesens. 13 (18?) settembre 1566. ibicl. 339. 0 Requesens. 8 dicembre 1566, ibid. 409.