3.3 moda fatica di guastar le faccende co’ vostri bul-Icttini, non ho assunto già 1’ obbligo di porre in belfa il mio nome. Non voglio già scrivere nessun elogio o nessun inno a significare con le parole le varie impressioni dell’ animo. L’impresa sarebbe abbastanza difficile e abbastanza anche vana, visto la gran fatica che in ciò fare si diedero tutti gli altri fratelli vostri. Io vi parlerò ili lei pianamente, s’ intende la Malibranj vi parlerò come di cosa, come si parlerebbe infine di qualunque altra meraviglia e per ciò solo che i vostri lettori se nc facciano tanto quanto un’ idea. Del resto poco m’ importa che la mia lettera si prenda o no per un elogio, che paia calda o paia fredda, e parrà probabilmente ambidue queste cose. Ella è quello che è, e ve la do per quel che mi costa; dovete già averlo a memoria: non fo complimenti. Ora mi pare che voce piò bella, più meravigliosa di questa della cara cantante non si dia, e lasciatemi dire, non possa darsi nè meno in re-rum natura. Avrete notato eh’ ella possiede tut-t’a due i registri e del contralto, e qual contralto, rnio Dìo! e del soprano. Alcuni vogliono però che gli acuti non corrispondano in lei a’ bassi, e questa anzi è opinione posta innanzi da’ giornali milanesi ; sarà vero, poiché io mai non quistio-no, e non ebbi né meno questo gran campo a L’ Ajip., Voi. III. iS