Pio V. 1566-1572. Capitolo 7 a. Le relazioni fra imperatore e papa intorbidironsi di nuovo seriamente quando, nell’agosto 1569, Pio V si lasciò indurre ad elevare Cosimo I a granduca di Toscana. Dapprima il mediceo, aiutato da Pio IV, che gli era molto obbligato, aveva cercato nel 1560 di ottenere il titolo di re, ma, poiché Filippo II allora oppose un risoluto no, questo piano dovette venire abbandonato.1 Un secondo tentativo per raggiungere il titolo di arciduca o granduca fu intrapreso cinque anni più tardi e le circostanze questa volta parevano più favorevoli. Le trattative, condotte in sommo segreto a causa della Spagna, erano anche di già molto progredite, quando la morte di Pio IV ridusse il tutto a nulla.2 Il secondo naufragio dei suoi sforzi non scoraggi Cosimo da nuovi tentativi, nei quali guidavaio non solo ambizione ma anche il desiderio di terminare a proprio vantaggio la controversia sulla precedenza da lungo tempo pendente fra lui e il duca di Ferrara. 3 Quando finalmente, dopo molto difficili trattative, il mediceo riconobbe che da parte dell’imperatore non era da aspettarsi una decisione della controversia favorevole a lui, nel giugno 1569 egli avviò il negozio alla volta di Roma. Coll’incarico di sbrigar-vela a suo vantaggio fu mandato l’avvocato Domenico Bonsi, che tosto si mise in relazione con Onofrio Camaiani, l’uomo di fiducia di Cosimo. Non pareva raggiungibile una decisione soddisfacente per Cosimo perchè nel Collegio cardinalizio Ferrara aveva un seguito egualmente forte che Firenze.4 Affatto diversamente stavano le cose quanto al papa. Il duca di Ferrara era in rapporto sommamente teso con Pio V, sia per controversie di natura corporale, come sull’importazione del sale, sia anche per il suo atteggiamento in questioni religiose. In queste pareva che Alfonso avesse ereditato alcunché dei sentimenti di sua madre Renata, l’amica di Calvino; rifiutavasi a dar luogo nei suoi Stati all’inquisizione ed a corrispondere al desiderio del papa che si aiutassero i cattolici francesi. Lo zio poi del duca, cardinale Este, era in modo speciale poco ben visto da Pio V per le sue macchinazioni onde arrivare alla tiara. (L’ambasciatore veneto Paolo Tiepolo nella primavera del 1569 riteneva sì scosse le relazioni di casa d’Este col Vaticano, che temeva una completa rottura.B 1 Vedi Maffei 11 s. Ofr. il nostro voi. VII, 79. 2 Cfr. Maffei 29 s. ; BrrsL, Erheì>img Cosimos Ile. s Rileva a ragione la cosa Bibl loc. cit. 15. Sulla controversia per la precedenza cfr. Arch. stor. Ital. 21 serie VII 2, 93 s. ; Atti d. deput. Ferrarese di st. patria IX, Ferrara 1897 ; Mondaini, La questione di precedenza■ fra il d. Cosimo I e Alfonso II, Firenze 1898 ; Gkibaudi in Riv. di scienze stor. 1904-0;' : Palandri 122 s. * Vedi Bibl loc. cit. 43 s. « Tiepolo 189. Cfr. E. Manolesso presso Albèri II 2. 415 ; Bibl loc. cit. 26.