La questiona ebraica e gli editti relativi del papa. 231 Poiché gli ebrei mediante vendite finte eludevano il divieto di possedere ind’innanzi beni immobili, fu fatta una nuova ordinanza, giusta la quale ogni possesso di quella specie, che dopo il termine assegnato non fosse realmente alienato, doveva devolversi alla casa dei catecumeni ed al Monte di pietà.1 Sulla base però di brevi di Paolo III e Pio IV si fece un’eccezione per gli ebrei di Ancona.2 Dall’ebreo dell’evo medio e dell’età moderna incipiente non era da attendersi che mai egli crescesse su insieme con una nazione cristiana o considerasse terra cristiana come sua patria. Ognora col bordone in mano, molti di essi erravano da un paese cristiano all’altro e s’era convinti, che, odiando fervidamente i cristiani, essi usassero per servigi felloneschi presso i turchi e infedeli delle loro cognizioni delle condizioni cristiane.3 Già nel luglio del 1566 dice-vasi che sotto il severo governo di Pio V i giudei non reputavano utile ai loro scopi la dimora nello Stato pontificio.4 Un anno dopo infatti 300 ebrei romani seguirono l’invito d’un rinnegato, che pretendeva d’aver ottenuto dal sultano la città di Tiberiade e isole nell’Arcipelago per popolarle con rampolli del popolo eletto.6 Già nell’aprile del 1567 correva per Roma la voce che il papa pensasse a cacciare dai suoi stati gli «ebrei», come erano detti in Roma.6 Con bolla del 26 febbraio 15697 Pio V mise mano in realtà a questo mezzo estremo, applicato già da Ferdinando il cattolico in Sicilia nel 1492, da Carlo V a Napoli nel 1539. Nell’editto il papa enumera in primo luogo le doglianze contro gli ebrei.8 Ma poiché la gravità di tali delitti aumentava ogni dì a detrimento dello stato e perchè gli ebrei non recavano vantaggio degno di nota al bene comune, essi quindi dovevano entro due mesi lasciare tutto lo Stato pontificio ad eccezione delle due città 1 Motuproprio del 19 gennaio 1567, Bull. Rom. VII, 514. 2 Breve del 5 aprile 1567, Bull. Rom. VII, 32 (nella bolla di Gregorio XIII de 123 febbraio 1573). < 3 Ladeechi 1560, n. 68. Erler loc. cit. 36. 4 * Avviso di Roma del 20 luglio 1566, Uri. 101,0, p. 255b, Biblioteca Vaticana. Arco * scrive al 20 di luglio 1566, che il papa bramava che i cristiani non aiutassero in alcun modo gli ebrei, ragione per cui parecchi si facevano battezzare ed altri partivano. Archivio di Stato In Vienna. 5 * Avviso di Roma del 5 luglio 1567, Urli. 101,0, ip. 413, Biblioteca Vaticana. B. Pia * scrive il 9 luglio 1567 che ogni giorno partivano degli ebrei Per Tiberiade, ch’era stata loro donata (Archivio Gonzaga in Mantova). Addì 5 luglio 1567 * Arco riferisce che in quella settimana erano emigrate verso Tiberiade più di 40 famiglie ebree. Archivio di Stato in Vienna. 8 * Avviso di Roma del 19 aprile 1567, Uri). 101,0, p. 382b, Biblioteca Vaticana. 7 Bull. Rom. VII, 740. Un * Avviso di Roma del 14 febbraio 1569 già riferisce che la bolla era spedita (Uri). 101,1. p. 14t>, Biblioteca Vaticana). Cusano * ne parla il 15 marzo 1569, Archivio di Stato in \ ienna. 8 Ofr. sopra, p. 228.