La giurisdizione ecclesiastica lesa dal governo spagnuolo. 267 Filippo che il papa non poteva tollerare ulteriore vedovanza dell’arcivescovado di Toledo e che vedrebbesi costretto a dichiarare innanzi al mondo intiero che nessuna colpa spettavagli nella protrazione del negozio. 11 re allora si limitò a spiegare al nunzio com’egli si sentisse pienamente incolpevole e rimase fermo sul punto, che un affare così importante non poteva decidersi tanto rapidamente.1 Nè meno del contegno di Filippo II nella faccenda Carranza spiacque al papa la notizia venuta nel frattempo dalla Spagna, che quei vescovi rifìutavansi di pubblicare la bolla In Coena Domini senza il permesso del consiglio regio.2 Ma il dolore più grave era procurato al papa dalle offese alla giurisdizione ecclesiastica in Ispagna e nei suoi regni minori, in ispecie dall’exquatur a Napoli. Al principio di luglio egli si espresse in proposito con parole le più forti col Requesens; ai 13 di agosto Castagna ricevette l’incarico di presentare lagnanze al re per le usurpazioni nei diritti della Chiesa motivate continuamente col privilegio di sovranità della così detta Monarchia Sicula e di dirgli che sembrava strano al papa come nel territorio d’un sovrano cattolico così pio non si eseguissero le salutari prescrizioni del capo della Chiesa, anzi fossero assolutamente disprezzate dalle autorità regie.3 In un concistoro tenuto circa lo stesso tempo Pio V fece anche una chiara allusione a quei principi cattolici, che si arrogavano l’autorità della Santa Sede, ciò che da tutti fu interpretato come riferentesi alla Spagna.4 Durante il còrso di queste penose trattative erano state avanzate a Roma da parte della Spagna molto ampie preghiere, colla soddisfazione delle quali doveva il nuovo papa venire in aiuto ai bisogni fìnanziarii di Filippo II. Trattossi in primo luogo di rinnovare per altri cinque anni la tassa prelevata dal clero spagnuolo, nota sotto il nome di sussidio.6 Insieme però l’inviato spagnuolo marchese d’Aguilar, mandato a presentare le felicitazioni a Pio V, dopo avere prestato l’obbedienza ai 16 di maggio,6 1 V. la relazione di Castagna del SO giugno 1566, Corresp dipi. I, 270 s. 2 V. la * relazione dii Arco del 13 luglio 1566, Archivio di Stato in Vienna. 3 V. Corresp. dipi. I, 285 s., 318 s. ; cfr. 635 s. V. anche Sautori, Autobio-yrafia XII, 341. 4 V. la * relazione di Cusano da Roma 17 agosto 1566, Archivio di Stato in Vienna. 5 V. le * relazioni di Arco da Roma 12 gennaio e 23 marzo 1566, ibid. 6 Vedi Ztiniga in Colecc. de docum. inéd. XCVIII, 369 ; Vida de L. Requesens in Bullett. Hispanique VII, 24« s. ; Corresp. dipi. I, 127, 152, 166 s. ; 173, 175, 192 s., 214, 247 s. Sulla prestazione dell’obbedienza cfr. Cibrario, Lettere ined.t Torino 1861, 345 ed anche la * relazione di Arco del 18 maggio 1566, Archivio di Stato in Vienna.