Le missioni nell’America del Sud e l’Azevedo. 493 diverse provincie del suo Ordine,1 mandò nell’America del Sud l’ardente portoghese Ignazio di Azevedo, il quale doveva Analmente introdurre fra i missionarii le costituzioni e le altre leggi dell’Ordine, che fino allora erano rimaste colà sconosciute e riferire a Roma sullo stato dei loro lavori. Nelle sue relazioni al Borgia2 l’Azevedo fa notare in primo luogo che alla missione fiorente colle più liete speranze bisognava sopratutto che si avviassero maggiori forze d’azione; che il piccolo numero dei Gesuiti brasiliani, il loro smembramento e isolamento importava addirittura un pericolo per i missionarii stessi. Essere poi frattanto impossibile supplirvi con indiani e meticci, e valere come dimostrato che questi non erano adatti per lo stato ecclesiastico o religioso. Doversi parimenti sperar poco dai portoghesi immigrati, essendo che i loro pensieri s’aggiravano esclusivamente intorno alle loro piantagioni e agli affari commerciali. Anche parecchi dei missionarii mandati dal Portogallo non aver corrisposto all’aspettazione. Non rimanere dunque che un rimedio: arruolare ancora in Europa dei giovani e formarli nel Brasile stesso alla conoscenza della lingua degli indiani e al lavoro di evangelizzazione. Anche artigiani, come scalpellini e falegnami, sarebbero ben venuti in un paese, in cui c’è estrema mancanza di cotali operai. L’Azevedo pertanto faceva assegnamento sull’entusiasmo della gioventù portoghese per le missioni, nè si era sbagliato. Al principio del 1569 egli ritornava in Europa e si recò a Roma dove Pio V subito dopo emanò brevi in favore della missione del Brasile al vescovo di Bahia ed al viceré eletto Fernan de Vasconcellos.3 Quando poi l’Azevedo, munito di una commendatizia del Borgia,4 visitò i collegi dei Gesuiti della penisola iberica, le sue parole infuocate vi provocarono un uragano di entusiasmo.5 Fra i molti, che si misero a disposizione per il Brasile, egli potè raccomandare l’accettazione nell’Ordine dei Gesuiti per circa trenta: dai collegi spagnuoli tredici Gesuiti, dalla provincia portoghese ventisette ottennero il permesso di unirsi a lui; inoltre gli si offrirono come compagni anche numerosi operai, dei quali l’Azevedo 1 Sacchirt P. hi, 1. 2, n. 18. (Ofr. G. Cobdaka, Istoria della vita e della gloriosa morte del II Ignazio de Azevedo, Roma 1854. 2 Del 9 novembre 15G6 e 2 marzo 1569. s. Franciscus Borgia IV, 341 ss. ; V, 27 ss. 3 Ambidue del 6 luglio 1569, (presso Laderchi 1569, n. 340 s. Il vescovo ■viene esortato a questo : gli indiami « a ferino victu atque cultu ad mitiores mores civilemque vitae rationem revocare ». Specialmente dovevano venir avvezzati al vestire decente, per cui il vescovo dovrebbe mettersi in relazione con gli impiegati civili. 4 Ai provinciali spagnuoli, del 4 luglio 1569, s. Francisctjs Borgia V, 115. 6 Sacchini P. Ili, 1: 6, n. 295 s.