80 Pio V. 1566-1572. Capitolo 1 c. loro palazzi deve dedursi che egli come quasi tutti gli italiani fu alieno da simile scrupolo.2 Qualora avesse considerata pericolosa per sè l’esposizione nei palazzi di statue nude, certamente egli avrebbe proceduto anche qui senza riguardo. Della sua ostilità alle cose antiche è vero solo questo, che a Pio V, i cui interessi erano esclusivamente di natura religiosa, le statue dell’antichità, le quali non solo dagli eruditi d’allora, ma anche da principi pur rigidamente cattolici, come Alberto V di Baviera, venivano considerate quali «venerandi resti del tempo antico»,3 parte erano indifferenti, parte apparivano, per essere idoli, non convenienti all’ornamento del suo palazzo: il suo punto di vista era eguale a quello di Adriano VI.4 Sebbene gli facesse difetto l’intendimento dell’altg valore culturale di simile tesoro artistico, Pio V però non si diportò affatto come indifferente o anzi ostile di fronte all’arte. Esiste un documento autentico sull’inventario fatto dopo la sua morte delle cose, che arredavano le sue stanze private: esso mostra come queste erano adornate delle più svariate opere d’arte, di bronzi, intarsi, cammei, medaglie, pitture in tavola, fra cui un giudizio universale di Fra Angelico, di miniature di Giulio Clovio e di altri pregevoli oggetti.5 Poiché Pio V non permetteva a sè personalmente il minimo lusso — andò infatti avanti nella sua persimonia, che da principio usò gli abiti portati dal suo predecessore prima di farne fare dei nuovi6 — bisogna concludere che i prefati oggetti d’arte erano in gran parte regali. Di essi alcuni, ad es. doni di che sta legato appresso Pasquino graffiando l’altro giorno la terra sotto quella pietra di marmo, dove è fermato Pasquino cavò fuori molti giulii antichi et alcune medaglie d’oro con una chiave d’argento». Urb. p. 169b, Biblio- teca Vaticana. 1 Cfr. sopra p. 78. Nel 1569 e 1570 anche Alberto V di Baviera ebbe da Pio V regali di statue antiche ; vedi Goetz, Beiträge 508, n. 2, 733, n. 1. Presso Bebtolottt, Artisti rcnez., Venezia 1884, 27 un permesso a M. Soriano del 14 luglio 1571 pel trasporto da Roma a Venezia di 2 teste di marmo antiche. 2 Poiché a Bologna prendevasi scandalo della nudità della statua del Nettuno di quella fontana. Pio V approvò che la si coprisse ; vedi Patrizi, Il Gigante. Bologna 1897, 62. s Nella * lettera d’Alberto V al suo agente Castellini in data di Monaco 27 aprile 1568 si legge : * « Literas tuas, quarum dies fult 27 Martii, accepimus et ex eis pergratum nobis fuit intelligere quid de statuis ac antiquitatibus illis egeris, nec dubitamus quin rev. dom. card. Alexandrinus tantum officii ea in re in nostri gratiam sit positura», tu nulli labori parcens. omni labore, studio et diligentia in id totus incumbas, ut tandem etiam aulam nostram vencrandae antiquitatis monumentis secundum vota nostra conspicuam habere possimus ». Orig. nel Cod. B. S4, p. 5 della Biblioteca di Faenza. Sul Castellini e sulla raccolta del duca cfr. l’articolo di Christ nelle Abhandlungen dell'Acoa-demia di Monaco, Phil.-hist. Klasse X, 357 s. ■' V. il nostro vol. IV 2. 49. 5 Vedi Lanciami IV, 41 s. 0 Vedi Catena 27.