314 Pio V. 1566-1572. Capitolo 5 a. delle 17 provincie, pure colla sua salita al trono intervenne un completo spostamento della situazione. Mentre Carlo V era stato considerato quasi come neerlandese, Filippo II era del tutto spa-gnuolo. Come tale egli provava verso i suoi sudditi neerlandesi altrettanto poca propensione come essi verso di lui. Era ora signore non più il politico imperatore, che aveva affabilmente conversato coi neerlandesi nel loro idioma, li aveva favoriti e trattati con grande discrezione, ma il severo, laconico, inaccessibile re di Spagna, la cui personalità come il sistema di governo erano di tutt’altra natura. Filippo II considerava i Paesi Bassi non come uno stato particolare, ma semplicemente come un «possesso», che, alla stessa guisa di Milano e Napoli al Sud, dovevano servire alla potenza spagnuola da punto d’appoggio e da base d’operazione al Nord; il suo rigido assolutismo doveva opporsi a qualsiasi aspirazione delle province neerlandesi a individualità politica e indi-pendenza nazionale.1 La critica condizione venne resa più grave dall’abitudine che aveva Filippo II di riflettere e di chiedere consiglio nel momento decisivo invece d’agire. Tommaso Perrenot in una lettera a Granvella caratterizzò questo sistema d’irrisolutezza colle incisive parole: la precipua deliberazione del re è di rimanere eternamente indeciso.2 S’aggiungevano l’incapacità di Margherita di Parma nominata da Filippo II governatrice generale e il misero stato delle finanze. I Paesi Bassi principalmente, verso i quali, per ragione del loro commercio e della loro industria, affluivano ricchezze da tutto il mondo, avevano dovuto sostenere le spese per le guerre di Carlo V in Francia, Italia e Germania : parimente Filippo II condusse in modo speciale con denaro neerlandese la sua guerra contro la Francia. Le conseguenze manifestaronsi in un forte esaurimento finanziario del paese, che il veneziano Soriano aveva designato come l’india della Spagna.3 Anche altrimenti la condizione materiale del possesso territoriale spagnuolo sul mare del Nord era allora molto più sfavorevole di quanto comunemente si ammette: il paese di confine in particolare aveva grandemente sofferto sotto l’influenza devastatrice della guerra colla Francia. La cosa più pericolosa doveva apparire il cambiamento intervenuto nelle condizioni sociali. Era salito su un nuovo ceto di grandi industriali e capitalisti, al quale stava di contro un numeroso proletariato d’operai, le cui condizioni andavano continuamente peggiorando a causa del continuo aumento dei prezzi. ! Questo stato delle cose unito al sentimento di essere sfruttati a favore di una politica estranea ai proprii interessi, diede ori- 1 Vecli Pibenne III. 455 ss.; Bi.ock II, 395 s. 2 Vedi Weiss, Papiers (¡’¿tat du ■card. Granvelle IX, 568. 3 Cfr. Gachakd, Relation» des ambass. Vemtiens 102 s.; Marx, Studien 60 ss. 4 Vedi Pibenne III, 345 ss.