278 Pio V. 1566-1572. Capitolo 4 a. in favore della dignità delle autorità del suo governo,1 e gli riuscì sgradito che il papa avesse agito senza prima interrogarlo.2 Filippo cercò avanti tutto di ottenere una soluzione della controversia influendo sul Borromeo,3 poiché una volta guadagnatolo egli potea sperare che anche il papa non avrebbe fatto altre difficoltà. Ma le proposte del governatore non raggiunsero alcun risultato. Perciò nell’ottobre del 1567 Filippo inviò per le trattative a Roma il marchese di Cerralbo,4 il quale doveva prima passare dal cardinale di Milano e concludere con esso un accordo, che il papa non aveva che da approvare; ove però il Borromeo non s’adattasse, Cerralbo doveva non risparmiare neanche minaccie e presentare all’arcivescovo la prospettiva che il re lo rappresenterebbe pubblicamente come turbatore della pace dello stato. Cerralbo arrivò a Milano soltanto alla metà di gennaio del 1568 e presentò le sue proposte, le quali in fondo erano ben poco altro che una ripetizione delle pretese del senato.5 Prima ch’egli avesse ottenuto checcessia dal Borromeo, giunse la notizia che la decisione papale in proposito era imminente ed allora Cerralbo si mise precipitosamente in viaggio verso Roma, ove a fatica ottenne che Pio V differisse la sentenza per prender prima cognizione delle eccezioni di Cerralbo.6 Gli sforzi dei cardinali Pacheco e Gran-velia presso il papa raggiunsero però alla fine un successo : Pio ritirò la citazione del senato sotto la condizione che si desse soddisfazione all’arcivescovo di Milano e si chiedesse l’assoluzione dalle censure ecclesiastiche.7 Non intervenne la progettata decisione pontificia sul diritto dell’arcivescovo di Milano. Cerralbo respinse un componimento proposto da Pio V.8 Fino allora il governatore di Milano, duca d’Albuquerque, erasi addimostrato favorevole all’arcivescovo, ma a poco a poco venne alienandosi da lui e cominciò almeno nei suoi atti pubblici a trattarlo da nemico. La vigilia del Corpus Domini del 1568 egli fece notificare al vicario generale dell’arcivescovo assente che non 1 « Siendo este de tanta consideración por lo que toca a la reputación (le la justitia, en cuya estimación consiste la principal fuerga de los estados, ’y señorias temporales ». Filippo II a Requesens, 14 settembre 1567, Corresp. difilli, 198. 2 Castagna a Bonelli, 28 settmbre 1567, ibid. 215. 3 Lettera di Filippo II a Borromeo del Io settembre 1567, ibid. Ili, xvin. (ivi è errore di stampa il 1568). * Le credenziali in data 12 ottobre 1567, ibid. II. 220; sunto delle istru zioni per Cerralbo, ibid. n. s Corresp. dipi. ÍII, xvn s. o Zúñiga all’Albuquerque, 14 febbraio 1568, ibid. II, 303, n. 2. 7 Ibid. xix s. Avviso di Roma del 20 marzo 1568, ibid. xx. 8 Non potè raggiungere un accordo nella questione neanche il genera « dei Domenicani Vincenzo Giustiniani, che l’anno dopo andò in Ispagna qi'a e inviato pontifìcio. V. Corresp. dipi. Ili, xxn s. e sotto, p. 306 s.