sacrificio di quella navigazione, all’ alba del giorno 10 ottobre ecco di nuovo apparire sull" orizzonte la poderosa armata turca di ben 43 galere e 2 galeazze. L’ enorme superiorità numerica non ispaventò gli audaci Cavalieri di Santo Stefano, sempre pronti ad affrontare la morte, a non macchiare di vergognosa paura la sacra divisa : fiammanti nella loro bella uniforme di combattimento, scrutavano con lo sguardo acuto i vascelli del nemico che si avvicinavano sempre più alla nostra squadra ed il cuore batteva nei loro petti e il desiderio della rivincita li accendeva di entusiasmo. L’armata nemica, intanto, procedeva con lentezza e distendevasi in largo semicerchio. Ad un certo punto tutte le galere turche virarono di bordo presentando la poppa e in un medesimo tempo vomitarono sui nostri una pioggia di cannonate ; ma i tiri, per la fretta ed anche per l’inesperienza degli artiglieri, andarono tutti a vuoto. I galeoni stefaniani risposero invece con precisione di tiri e con violenza tale da infliggere danni gravissimi, da gettare lo spavento e la confusione nella flotta nemica che pensò meglio di orzare per allontanarsi. Al nemico riuscì abbastanza agevole, dapprima, la manovra, ma poi, accanitamente inseguito dal Guadagni ebbe a soffrire delle perdite non lievi (1) negli equipaggi. Col favore dei venti (1) Sembra che in quel combattimento il danno maggiore lo soffrisse la Reale Turca che ebbe morti una banca di schiavi e ferito il bascià. Anzi, un consigliere del bascià lo avrebbe prudentemente fatto consapevole che “ la sua Reale gli sarebbe gettata in fondo, o che egli vi rimarrebbe morto, perchè i Nostri 1’ avevano presa per bersaglio, e più tiravano a quella che a tutte le altre „. Il bascià rimase, infatti, anche troppo persuaso, tant’è vero che scrisse subito a quello di Alessandria perchè non lasciasse partire alcun vascello se non bene accompagnato da galere ; qualora poi ne avesse avuto bisogno, avrebbe potuto inviargliene una squadra. — Giuseppe De Hammer parla alla sua volta (Op: cit., pag. 217) di un vero e proprio successo riportato dai nòstri sulla carovana egizia, mentre neppure il Settimanni ne fa cenno. Il De Hammer ha queste precise parole : “ . . . quattro X 171 X