INTRODUZIONE L! a dolorosa disfatta delle armate cristiane alle Gerbe segnò, j è vero, “ la più grande rotta che mai avvenisse sul mare „, ■mmmmmmk ma essa può ben dirsi vendicata e sorpassata dalla vittoria di Lepanto a conseguire la quale validamente cooperarono i Cavalieri di Santo Stefano da poco entrati nell’agone degli ardimenti marittimi e da poco organizzati per la grande lotta contro il flagello della cristianità nel Mediterraneo. <| In questo solco purpureo di sacrificio e di valore i cuori italiani ritroveranno tutta la romana fierezza e getteranno i germi della futura grandezza marinara : è il destino che segue il suo corso inevitabile, è T incrollabile volontà di chi, nell’audacia presente, vede con anima lungimirante i vigorosi germogli della futura potenza d’Italia sul mare. Con questo spirito, e per necessità di cose, le genti italiche avevano commesso ai nuovi ordini militari marittimi di Santo Stefano e di San Lazzaro la vigile custodia del mare, la redenzione di tutti quei cristiani prigionieri che gemevano sotto la dolorosa sferza degli aguzzini nelle galere o che altrove, nei vasti dominii dellTmpero Ottomano, erano straziati dalla turca barbarie. Colla fondazione del “ Sacro Militare Ordine Stefaniano „ apresi un nuovo periodo storico per l’Italia, che contiene tutti i prodromi di quel tragico dramma il quale poi, troverà il suo epilogo nel tracollo del 3 marzo 1878 e nel disastro finale del 18 ottobre 1912. I nomi di Ferdinando I e di Cosimo II dei Medici, in particolar modo il nome di Iacopo Inghirami, compendiano, nelle sue pagine più gloriose, la storia dell’ Ordine Stefaniano ed anche — colle dovute