>48 quella cortese e graziosa sua lettera. Se non clic ella predica al vento, ella intima al mare Adriatico d’arrestare i suoi flutti. Io sono un peccato!' ostinato, e finché andranno i miei torchi e le genti crederanno nella fortuna, il fatale MILIONE seguiterà a farsi di quando in quando vedere, se non nello scrigno, che il Ciel pur volesse! nella quarta faccia almeno della Gazzetta privilegiala. Anzi i milioni s’aumenteranno, e d’uno si faran sei, com’ella appunto con grande scandalo di me medesimo avrà notato nella Gazzetta di mercordì, e vedrà forse in quella di lunedì, e così de cetero. Sono cose che mi squarciano il cuore, poiché io amo i curiosoni, i curiosoni associati in ¡specie, e duoimi di far loro opera non gradita. Ma che ne posso io? Sono sventure inevitabili, fatali, a cui l’uomo conviene piegarsi, e posso dire appunto come Medea: veggo il meglio e m’appiglio al peggiore. Poiché la non creda, signor curiosone garbato, che quello che fo lo faccia solo per un mio ghiribizzo, nè per amore spasimato che m'abbia alle lettere maiuscole o a’ numeri cubitali. La ragione è ben altra e si potrebbe spiegare con un’ idea appunto contraria a’Milioni, i quali in nessun luogo, le prometto, stanno più a disagio, in contraddizione quasi di sé medesimi, che là dov’ella li legge.