Granduca Cosimo I ambitissimo argomento di orgoglio e stimolo a proseguire nella via dei successi ormai iniziati con tanto entusiasmo (1). *! Il Colonna aveva potuto sperimentare personalmente l’efficienza bellica delPArtnata Stefaniana ; aveva compreso, cioè, come essa avrebbe pòtuto impiegarsi a tempo opportuno in altre e più difficili partite d’ onore che ormai stavano di nuovo affacciandosi sull’ orizzonte rannuvolato, malgrado la vittoria di Lepanto. Pio V, infine, aveva compresa 1’ anima dei nostri marinai e dei nostri soldati, dei nostri Cavalieri senza macchia e senza paura, sicché fu il primo a celebrarne la fama ed a volgere ogni sua speranza a questa nuova Marina per il trionfo della Cristianità e per la sicurezza del Mediterraneo. (1) Nel soffitto maraviglioso della Chiesa dei Cavalieri in Pisa, evvi un dipinto bellissimo di Iacopo Ligozzi veronese, che rappresenta il ritorno vittorioso delle galere stefaniane nel porto (allora darsena) di Livorno, dopo la vittoria di Lepanto. Un’ iscrizione collocata presso detta pittura dice così : “ Triremes duo-decim — in auxilio Sacri Foederis mittit — (Cosmus Magnus Dux) unde cum victoria redière. An. MDLXXl.^ Eccone il giudizio del Cinti (Op. cit. Tavola (II: “La posizione delle navi, lo sparo di esse e della fortezza, lo sbarco degli schiavi colle braccia legate al tergo, le spoglie nemiche in modo di trofeo, confermano e spiegano la giudiziosa esecuzione del pensiero. In quel Cavalier Gran Croce sopra a destriere, viene raffigurato il Gran Contestabile dell’Ordine Pietro Borboni di Città di Castello, Marchese di S. Maria, che andato a ricever gli schiavi, comanda loro sbarcare e prender posto. Dalla diversa disposizione di alcune delle galere ha voluto 1’ accorto pittore far conoscere in parte la loro forma e la manovra delle medesime, come egualmente ha lasciato vedere attraverso di esse il nascente porto di Livorno. Non può negarsi a questa bella tavola, ripiena di tanti oggetti diversi, quella ricchezza d’ immaginazione, quel corretto disegno, quella naturalezza e vivacità di espressione e quella forza di colorito in cui di-stinguevasi il suo egregio autore „. Detta pittura fu eseguita dal Ligozzi nel 1604 .per incarico del granduca Ferdinando I dei Medici. )( 106 X