tratto ponendo ai suoi servigi 1’ armata navale toscana riorganizzata ed accresciuta (1), quantunque la “ Lega Cristiana „ fosse ormai disciolta per colpa della gretta politica della Spagna. Perduti di mira gli obbiettivi maggiori da colpire, cioè Costantinopoli e PArmata Turca, si preferirono delle azioni individuali in terraferma, segnatamente a Tunisi e ad Algeri, distogliendo ogni pensiero dall’Egeo e dalle basi strategiche vitali della potenza ottomana. Anche i Cavalieri di Santo Stefano furono, per necessità di cose, impegnati in una nuova campagna navale che durò sei mesi e che ebbe a risentire le conseguenze di questa meschina, egoistica politica spagnola. Ma questa volta i Cavalieri servirono il Colonna con insegne proprie e non con insegne pontificie, ed entrarono con tutto il loro armamento, a far parte di un’ armata un po’ eterogenea perchè comprendente, oltre ad una squadra veneziana condotta dal Foscarini e dal Soranzo, anche un contingente notevole di galere spagnole cedute dopo mille discussioni dallo stesso Don Giovanni (2). il quale, si capisce, si guardò bene dall’ intervenire personalmente in questa specie di “ seconda lega „ a scartamento ridotto. Ma 1’obbiettivo era buono, però, e l’impresa ben pensata, quantunque il Manfroni voglia criticarla : si trattava di piombare addosso all’armata turca disorganizzata ed avariata dopo la battaglia di Lepanto, ed a capo della (piale stava ora il famoso Ulugh-Alì per la morte del generalissimo turco. D’altronde, la tattica dell’ ammiraglio pontificio era logica : come si poteva pensare a battere i turchi nelle loro basi del-P Egeo, e soprattutto come sarebbe stato possibile, allora, forzare i Dardanelli e piombare sopra la stessa Costantinopoli quando alle spalle (1) A. V. f. 3439. (2) A. S. F. ; Med., f. 2636. c. 41 r. : “• Instrutione a Voi Cau.r Enea Vaini Gentilhomo n.ro appresso del Ser.mo Don Gio. d’Austria di quanto havete à fare per noi appresso di S. Alt.a. A dì XI inaggio 1572 )( 108 X