gazioni, tutto osservavano, tutto notavano, tutto riferivano con fedeltà scrupolosa. E perfino quando non potevano valersi del loro prezioso materiale, o per mancanza di tempo, o per malattia od anche per incapacità, v’era tuttavia chi lavorava per loro, riordinando, disegnando, costruendo piani, piante, carte marine e terrestri. Così, questo ricco materiale, mentre da un lato costituiva un’arma ed una guida preziosa per gli ammiragli ed i capitani di nave, dall altro aumentava la suppellettile cartografica e porgeva efficace contributo al perfezionamento suo. C) Tutto questo materiale cartografico — già patrimonio della Milizia Stefaniana — si conserva ai dì nostri in ottimo stato nei varii archivi pubblici e privati d’Italia. Ed io spero quanto prima (sapendo ormai dopo venti anni di studio dove e come orientarmi) di raccoglierlo in un armonico insieme, anche per presentare sotto un nuovo punto di vista la cartografia nautica del Mediterraneo nei secoli XVII e XVIII, che io vorrei appunto intitolare “ cartografia stefaniana ,,. Ma per ora ci basti l’aver dato questo cenno fugace intorno ad un argomento di così eccezionale importanza, anche per non varcare i limiti imposti all’ indole del nostro lavoro. X 68 )(