affidò ad Antonio dei Medici. 11 re di Spagna, Filippo II, che pur molto avrebbe potuto fare in quella gravissima circostanza, per il bene della Cristianità — lui che si fregiava del titolo di “ re cattolico „ — rifiutò di entrare nella lega. Questo fatto non isgomentò per niente il granduca di Toscana che decise da solo l’azione navale contro il pirata Sinan e la sua potentissima armata ; sicché, nella sua qualità di Gran Maestro dell’ Ordine di Santo Stefano, Ferdinando I affidò il comando della suddetta squadra al vice-ammiraglio Calefati, pisano, ordinandogli senz’ altro di cercare e di affrontare il nemico. La condotta del Cale-fati fu lodevole sotto ogni riguardo (1) ; egli, anzi, compì gesta di valore e dette esempio alle armate cattoliche, discordi ed inerti, di altissimo spirito di disciplina e ili sacrificio, versando sangue generoso e soffrendo gravi perdite, mentre intanto il feroce Sinan impadronivasi di Reggio in Calabria e l’abbandonava alle fiamme dopo un terribile massacro di tutti gli abitanti. Ma neppure questo disastro e questo sterminio valsero, allora, ad unire in un fermo proposito di giusta punizione le flotte cristiane, tanto più che i Turchi, in considerazione dei successi riportati dai loro correligionari alleati, prendevano novello ardire e minacciavano seriamente gli stati mediterranei. Dal porto di Livorno l’ammiraglio Conte Francesco Barbolani di Montauto partì più volte colla sua squadra sperando di potersi congiungere alle altre flotte e di intraprendere un’ energica campagna nav ale contro il nemico che stava sempre all’ agguato, fiutando la sua preda, senza osare di cimentarsi con azioni navali in piena regola ; soltanto nel 1596, il Barbolani potè navigare con alcune navi pontificie lungo le coste della Barberia, della Sicilia e della Sardegna catturando buon numero di vascelli pirati.