184 nientemeno che sull’autorità d’un decreto del Senato, ch’io riferii già nel detto mio articolo, e che fu tenuto per vero e confermato dallo stesso Zendrini, il quale avendo avuto occasione di notare dueccntoquaranta errori in un’opera nella quale quel documento dapprima fu adoperato, non solo non lo rinegò fra que’ duecento-quaranta, ma anzi ne dichiarò e trasse alla sua sentenza le espressioni. Ma ella vegga sventura! Quel documento non era altrimenti verace, e falso per lo contrario il dimostrano i nuovi or tratti in luce, e prima non conosciuti da alcuno: onde tolto il misero fondamento, di per sè cadde e si sciolse anche il vano edilizio che su quello io aveva inalzato. Da quali archivii poi uscisse nel mondo quel malaugurato decreto non saprei dirglielo. Certo non posso indurmi a pensare che alcuno l’abbia di suo capo foggiato pel solo diletto di farsi altrui beffe, o darsi comodamente ragione; e son piuttosto d’avviso eh’ei sia la minuta o il primo abbozzo del decreto della medesima data che si legge nell’opuscolo ora dal Zendrini pubblicato come il mostrerebbe anche il preambolo concepito presso a poco ne’ medesimi termini, che poi come cosa mal digerita ed erronea fosse quindi messo da banda, e si trovasse da ultimo tra le carte del suo autore.