essendo troppo vecchie quelle esistenti e di vecchio modello, in un tempo in cui la tattica navale e le costruzioni nautiche stavano facendo dei progressi straordinari, delle trasformazioni radicali. Lo stesso ammiraglio Da Verrazzano aveva a più riprese avvertito le supreme gerarchie dell’ Ordine perchè pensassero e provvedessero ai necessari bisogni, ma le sue richieste ed i suoi lamenti erano rimasti lettera morta (1). Dopo la guerra di Candia si cercò un rimedio ricorrendo a un paradosso, vale a dire si credette di provvedere in vantaggio delle finanze esauste coll’indebolire la difesa marittima, col ridurre il contingente navale ; così furono vendute alcune galere di vecchio tipo ormai poco adatte ai nuovi progressi nautici, ed altre furono adibite al trasporto delle merci ; fu tenuta soltanto in assetto di guerra una squadra molto ridotta che 1’ ammiraglio Ricasoli affidò al suo valoroso coadiutore (poi ammiraglio egli pure) Camillo Guidi di Volterra. €]f Tuttavia, anche sacrificata da queste rigorose economie, la Marina Stefaniana dette prove luminose di efficienza, sia combattendo contro i Turchi in favore dei Veneziani, sia effettuando nuove azioni individuali in grande stile contro i pirati. Talché possiamo paragonarne l’attività bellica a dei continui e prolungati bagliori di gloria durante il tramonto lento, ma ormai inevitabile, della marina da guerra toscana. Ad accelerare questo tramonto concorsero, altresì, la scomparsa della marina a remi, la decadenza degli ordini cavallereschi marittimi dal punto di vista nautico-militare, e la formazione delle armate permanenti degli stati mediterranei europei. t Ora noi passeremo in rassegna qualcuna delle imprese guerresche più segnalate dei Cavalieri di Santo Stefano sotto il governo del sesto e penultimo granduca di Toscana. (1) Vedi il carteggio dell’ ammiraglio Da Verrazzano dal 1637 al 1646 esistente in : A. S. F. ; Med. f. cit. 2127. X 2« X