batterono da prodi : più di cento perdettero la vita e tra questi l’eroico colonnello Barbolani ; i rimanenti furono fatti prigionieri perchè una furiosa tempesta costrinse la flotta stefaniana a prendere il largo per evitare di fracassarsi negli scogli. Ragione per cui non poterono le nostre galere colle loro artiglierie difendere i superstiti dalla violenta sopraffazione nemica. Il Calciati ritornò nel porto di Livorno col magro bottino di 39 prigionieri e 16 bandiere, ma questo bottino non poteva certamente compensare il cruento sacrifìcio sofferto dai nostri (1). t| Per fortuna il comando supremo dell’ Armata Stefaniana venne affidato, dopo l’insuccesso di Scio, ad un tecnico competentissimo nell’arte nautica e valorosissimo condottiero, Iacopo Inghirami, il quale seppe con abile tatto impedire le tristi conseguenze morali e materiali che sono sempre inevitabili in sì funesti frangenti. Mai potrà vantare il porto di Livorno un movimento di navi simile a quello che s’ iniziò fino dal 1601, nè mai, a partire da questo anno, conosceranno un minuto di tregua i Cavalieri di Santo Stefano. La cronaca di Girolamo Grifoni e il Diario Fiorentino del Settimanni registrano, infatti, una serie numerosa d’imprese guerresche contro turchi e barbereschi, e relazioni commerciali attivissime coi paesi d’Oriente (2). Al principio, dunque, del secolo XVII, 1’ Armata Stefaniana sotto l’illuminato comando dell’ ammiraglio Iacopo Inghirami offre nel porto di Livorno uno spettacolo nuovo e grandioso. L’Inghirami inaugurò la sua alta carica con una vittoria brillantissima riportata sui Turchi nel Mare Egeo l’anno 1602, ai quali tolse, dopo vivo e sanguinoso coni (1) A. S. F. ; C: S. f. cit. CXLVIIf. c. 31 r. e segg. (2) Moltissimo avrebbero potuto soccorrerci te carte dell’ Archivio di Sanità in Livorno, riferentesi a quest’ epoca, se l’ignoranza e l’incuria di coloro ai quali spettava il dovere di custodirle non le avesse lasciate, invece, deteriorare in modo da non poterle neppure frammentariamente decifrare. X 132 X