galere granducali. Dalle lettere deH’ammiraglio si comprende come alla corte di Toscana dovessero in quest’ epoca giungere richieste di aiuti da parte del viceré di Sicilia onde rafforzare il contingente navale per tenere fronte alla poderosa Armata Turca, veleggiante allora nei mari dell’ Arcipelago, che minacciava da un momento all’altro di rovesciarsi sulle nostre coste (1). L’Inghirami, dunque, a lungo s’intrattenne a Messina e altrove colle varie squadre dei collegati, e molto tempo perdette senza concludere alcunché di proficuo : ne fanno testimonianza le lettere del 3, del 9 e del 28 agosto (quest’ultima ricca di particolari) al segretario Curzio Picchena. I timori presto svanirono, chè i Turchi deposero il pensiero concepito di attaccare i collegati e di fare sbarchi sul continente, nè potè 1’ Ammiraglio, com’ era suo vivissimo desiderio, correre in cerca della flotta nemica e misurarsi ancora una volta con lei. Ritornò allora con la sua squadra a Livorno, e, per riparare al tempo perduto ed alle mancate imprese, dette ordine al cavaliere Alfonso Sozzifanti, uomo di gran valore e di molta esperienza, di far vela verso la Corsica e di muovere alla ricerca di un caramussale nemico. A questo punto dopo un lungo preambolo, l’anonimo autore della suddetta relazione comincia il suo dire che noi qui riassumiamo in poche parole (2). (1) “ ,. . . Stamattina ho fatto reu.a al S.re V. Re e dettole come il Gran Duca mio S.re a sua richiesta manda le galere a Messina, per fermarsi in quel Porto in conserua dell’ altre per opporsi ai danni che potesse fare 1’ armata del comune nemico in quei mari ...... A. S F., f. 2084, lettera del 3 agosto 1617. (2) In questa relazione trovasi una bella testimonianza che ridonda a somma lode della Milizia Stefaniana. Si legge, infatti come “ le Galere della Sacra Religione di Santo Stefano, sotto gli auspici del Serenissimo Gran Duca di Toscana Gran Maestro di detta Religione, sono il vero terrore, et il continuo flagello de Corsari, e le guardie che nettano e puliscono (sic) i nostri mari „. X 196 X