27° vero più d’ un bel dono a farsi amare dalle persone, e quest’è la Vergnano, che sostiene con molto brio le parti per lo più di servetta. Nè a queste inferiori sono le parti serie e gravi. Il padre nobile è il Lionesi, attore di bella nominanza e cui i Veneziani sono avvezzi da lungo tempo ad applaudire: attor consumato, della vecchia scuola, che recita con grande naturalezza; e che vedemmo in alcune parti vincere o impattarne i migliori modelli. Non dubito d’affermare che nel personaggio del Filippo di Scribe egli non ebbe qui ancora rivali: in questa parte gli cede per mio avviso Veslri medesimo che, come le persone si ricorderanno, la prendea troppo facetamente. Il Lionesi mostra altresì nel recitare molta cultura, nè a lui si possono mai impro-verare quelle sgrammaticature che sì spesso offendono i culti orecchi nella bocca deJcomici ignoranti. Il giovane Landozzi è uu primo amoroso in sul farsi, ma che però mostra buone disposizioni ed ha molta grazia di porgere e gran calor di passione. Ci permettiamo però di dargli un amico consiglio; quando ha d’ uopo di piangere, e quest’ uopo nel suo personaggio ricorre sovente, di grazia non tragga più di lasca il foulard, vale a dire un fazzoletto a colori, come ha fallo nel Berretto nero. In teatro siamo avvezzi a vedere asciugarsi le lagrime con un