gli alleati avrebbero avuto ancora l’armata turca, e terribili si ergevano ancora sulle coste d’ Africa i baluardi di Algeri, di Tunisi, di Tripoli, di Alessandria ? Quando ancora le grandi isole del Mar di Levante e dell’ Egeo costituivano altrettanti nidi insidiosi e pericolosi di turchi e di corsari ? Non essendo possibile un’ altra levata compatta di scudi come quella dell’ anno antecedente da parte delle potenze cristiane, era naturale che si dovessero effettuare dei colpi di mano sporadici ma [>ur sempre di gran valore strategico per battere e fiaccare il nemico. Al quale sarebbe stato errore imperdonabile concedere tregua e tempo a riorganizzarsi dopo 1’ azione di Lepanto. Perciò, dunque, Marc’ Antonio Colonna col contingente toscano, con tre galere pontificie, con le divisioni di Venezia e di Spagna, salpava dal porto di Messina il 10 luglio 1572 e, navigando al largo del golfo di Taranto, fece rotta verso r isola di Corfù dove, rinforzato con una squadra veneta del Fosca-rini, piegò a Sud-Est, lungo le coste occidentali della Morea, alla ricerca dell’ armata turca di Ulugh-Alì che tuttavia comprendeva ancora, pronta per nuovi cimenti, ben 180 unità navali. f[ L’ incontro avvenne nelle acque di Cerigo la mattina del 10 agosto, presso il “ Braccio di Maina „, ma il comandante turco non aveva affatto voglia di cimentarsi a nuova battaglia. L’ordine di spiegamento delle forze navali cristiane fu rapido e magnifico (1) ; anche questa volta i Cavalieri di Santo Stefano ebbero il “ posto d’onore „ , anzi le loro galere furono collocate in modo da sostenere tutto 11’ urto più fiero del combattimento al quale 1’ ammiraglio Raffaello dei Medici e il comandante Rosselmini avrebbero naturalmente corrisposto col consueto valore. Ai primi colpi di cannone e al primo svolgersi del piano concepito, Ulugh-Alì rispose con uno strattagemma : sconcertò con mosse diversive l’ordinanza del Colonna, fece sparare dai suoi a salve di (1) A. V. f. 3439 “ Ordine di Battaglia „. X io’ X