^ Una grande battaglia navale ed una magnifica vittoria si ebbe il 21 ottobre dell’anno 1608 fra il Capo Celidonio e l’isola di Rodi. Il ca- lita una spedizione contro Negroponte, ma “ gli ebrei di Livorno ne informarono subito i Turchi per cui la squadra nostra fu costretta a ¡.tornare indietro senza nulla concludere „ (Cfr : H. L. L. ; Grifoni G„ ms. cit., c. 519 v.). Altrettanto accadde per l’impresa di Fainagosta che andò pure fallita. Infatti, come dice il Settimanni (Ms. cit., addì XXIV giugno 1607) Don Antonio dei Medici doveva assumere il comando di una squadra ben munita e preparata per la conquista di Famagosta nell’ isola di Cipro : comandante delle truppe da sbarco era il Conte Alfonso Montecuccoli. Ma per quanti sforzi i Cavalieri facessero, appena sbarcati a Famagosta, non riuscirono a nulla, nè valsero i ripetuti atti di valore di Don Antonio dei Medici in persona e del non meno prode Cavaliere Del Monte, perchè i turchi erano già stati informati di tutto punto dagli ebrei di Livorno, sicché non appena la nostra squadra apparve in vista di Famagosta il nemico era già pronto ai suoi posti di combattimento. Inoltre, si ricordino le seguenti dichiarazioni del Fontana (Op. cit., pag. 147): “ Osservò pertanto l’ammiraglio che alcune imprese gli erano state disturbate dal risapere, che facevano i Turchi i suoi disegni, e dal premunirvisi contro. Così gli anni addietro gli era stata disturbata 1’ impresa di Negroponte, donde i Nemici vi si trovarono troppo forti, onde convenne rimbarcar subito la Soldatesca appena sbarcata. Così in Famagosta, se ben si giunse ad attaccare il Petardo alla Porta, e ad appoggiar le scale alla muraglia, le scale riuscirono più corte del bisogno, e la Porta si trovò ter-rapienata : essendone stati dagli Ebrei di Livorno avvisati già i Turchi. Così in quest’ anno con somigliante avviso Laia,u piazza di qualche considerazione nella Caramania, si sottrasse dal sacco, senz’ altra perdita che di cento Schiavi. Questi tentativi, scoperti da’ Nemici prima del tempo, non diedero a’ Nostri altra gloria che della mostra di un gran valore, superiore anche alle lor forze „. È fuori di dubbio che in questo periodo di tempo dovette esistere una segreta intesa ebraico-islamica, come ne fanno fede i simboli ebraici collocati accanto alle mezzalune in molte di quelle bandiere turche che vedonsi esposte nella Chiesa dei Cavalieri in Pisa, e perfino nella “ fiamma di combattimento „ di Alì X 136 K