130 demento Vili. 1592-1605. Capitolo III. avveniva principalmente per riguardo dei potenti Ugonotti, che, come riferiva il nunzio, odiavano i Gesuiti più del diavolo. Così nè i due mediatori, nè il nunzio Silingardi e neanche il Cardinal Pietro Aldobrandini, inviato per la mediazione di pace tra la Francia e la Savoia, ottennero alcun risultato.1 Avendo il cardinale nel marzo 1601 informato personalmente il papa sull’esito della sua missione, Clemente Vili, il 13 aprile, felicitò il cancelliere francese per la conclusione della pace, ma gli chiese allo stesso tempo di promuovere la rinascente vita cattolica, al quale intento sarebbe stato il miglior mezzo la revoca del decreto di esilio dei Gesuiti.2 Malgrado quest’appello, la cosa per il momento non progredì, anzi le speranze peggiorarono, avendo Enrico posto una quantità di condizioni, delle quali alcune sembravano inaccettabili. Queste condizioni vennero presentate al papa dall’ambasciatore francese Béthune nel dicembre 1601. Il papa le comunicò al generale dei Gesuiti, Aquaviva, nè nulla più disse.3 Pertanto gli amici dei Gesuiti in Francia, come pure il nuovo nunzio Buffalo,4 si trovarono in grande imbarazzo. Questo crebbe, avendo i nemici di quest’Ordine raddoppiato il proprio attacco, ed impiegato tutti i mezzi per rendere Enrico IV e l’opinione pubblica ostile ai Gesuiti. La Regina Elisabetta fece sconsigliare Enrico IV, per mezzo dell’ambasciatore francese in Londra, da ogni arrendevolezza. Il re rispose che sebbene il papa da cinque anni facesse pressioni per la revoca del decreto d’esilio, l’affare non aveva fatto ancora alcun passo avanti; che del resto non doveva render conto a nessuno della sua politica interna, come anch’egli non si immischiava negli affari interni dell’Inghilterra.5 Quasi contemporaneamente uscirono per parte della stampa calvinista a La Rochelle, due libelli opera di Stefano Pasquier ed Antonio Arnauld, che cercavano di istigare contro i Gesuiti, e non retrocedevano neanche dinanzi a calunnie evidenti: Pasquier dipingeva i Gesuiti quali nemici della Francia, della monarchia, persino del cristianesimo. Arnauld rimproverava loro non solo dottrine ostili allo stato, ma pure il disprezzo della scienza. Contro questa palmare falsità, oppose il Gesuita Luigi Richeaome una difesa dignitosa. Enrico lesse questo lavoro, che lo confermò nella sua opinione dell’utilità dei Gesuiti, particolarmente per l’insegnamento. Allorché nel febbraio 1603 il re si recò a Metz, ricevette ivi il 3 d’aprile il provinciale dei Gesuiti francesi, Ignazio Armand, il quale patrocinò con tanta calma, 1 Cfr. Fouqueray II 529 s., 534 8. 2 Vedi Prat V 179. 3 Cfr. Fouqueray II 597 ss., 603. 4 Innocenzo Buffalo venne nominato il 25 maggio 1601 successore di Si- lingardi; v. Biaudet 256. 6 Vedi Fouqueray II 609.