Decorazione della chiesa di S. Cecilia. 699 chiesa, si interessò il cardinale Sfondrato, tanto inclinato per l’arte. Dopo il restauro del tetto voleva Sfondrato farvi eseguire un soffitto in legno dorato, ma desistette poiché gli architetti dichiaravano che la navata centrale, molto larga ma bassa, ne avrebbe preso un aspetto opprimente. Pertanto si limitarono ad ornare di pitture l’antico soffitto. Le finestre murate della navata centrale vennero riaperte, e restaurati gli affreschi che ivi si trovarono, ma rispettandone accuratamente il carattere antico e venerando. Al contrario vennero tolti i due antichi amboni, e le navate laterali furono ornate di pitture e di nuovi altari in marmo, che ebbero quadri di artisti romani ed esteri.1 Un maestro olandese, Paolo Bril, ornò il corridoio che conduce alla seconda cappella a destra con rappresentazioni dei santi: Francesco, Silvia, Maria Maddalena, Maria Egiziaca, Paolo eremita, Girolamo, Antonio, Onofrio, Spiridione, Eulogio ed Ilario. Poiché questi erano vissuti fra rupi solitarie, potè il Bril fare sfarzo di paesaggi di una romantica asprezza, i quali palesano la grandiosa intuizione che il pittore aveva per la natura, e un mutamento di stile.2 Si scelse questa ricca decorazione del corridoio, perchè esso conduceva ad uno dei più celebri santuari di Boma. Vi si trovano gli avanzi, già conservati con cura da Pasquale I, d’una antica stanza da bagno romana, nella quale si suppone che santa Cecilia abbia resistito incolume al suo primo martirio (l’asfissia con vapori caldi). Il cardinale Sfondrato fece conservare accuratamente tutti i relativi avanzi: i canali dai quali usciva il vapore, ed i tubi di stagno per lo scolo dell’acqua, e fece restaurare l’antica cappella,3 per la quale Guido Beni, venuto nel 1602 in Boma, dipinse, come quadro da altare, il martirio della santa.4 Il tabernacolo gotico in marmo, sopra l’altare maggiore di S. Cecilia, opera di Arnolfo di Cambio, rimase ugualmente conservato, come il candeliere medioevale per il cero pasquale. Ambedue vennero accuratamente restaurati. Il cardinale fece ornare sontuosamente la Confessione dinanzi all’altare maggiore, con marmi policromi, onice, lapislázuli e ornamenti in bronzo dorato. L’altare stesso venne decorato riccamente da Stefano Maderno, con candelabri, vasi, lampade, con sei statue di santi e con due angeli Medi Bosio, loc. cit., 171 ss. Cfr. anche Baglione 60, 93, 111, 168 e rte X (1907), 305. “ Vedi Mayer, M. e P. Brill, 29 s. e, tav. 17-22. Cfr. Gerstenberg, te ideale Landsehaftsmalerei in Italien, Halle, 1923, 73. “ Vedi Bosio, loc. cit., 176 ss. 1 \ edi Passeri, 62. Cfr. Eisler nel Burlington Magazine, 1905, 318 ed 1110 Tietze nell’Jahrb. der Kunstsamml. des österr. Kaiserhauses, XXVI 139.