24(5 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo VI. A questa piega che presero le cose dovette l’imperatore il consenso d’un aiuto considerevole per la guerra antiturca. Ma con ciò era esaurito il suo interessamento per la dieta. Egli la chiuse il 19 agosto ancor prima che i protestanti fossero pronti colla loro risposta a quella dei cattolici. Il Cardinal legato aveva desiderato, che i cattolici chiedessero una soddisfazione per le violenze subite in opposizione alla pace religiosa; ma al riguardo non trovò alcun appoggio presso il duca Guglielmo V di Baviera. Poiché questi, in considerazione del pericolo turco, era di opinione che i cattolici dovessero per ora lasciar correre le questioni di religione così come stavano.1 Ciò si dimostrò però impossibile, dopo che il 26 giugno l’elettore del Palatinato ebbe presentato all’imperatore le proprie richieste. La risposta dei cattolici, che venne a termine solo il 30 luglio, si componeva di due parti: d’una confutazione delle accuse protestanti e d’un’esposizione delle proprie lagnanze. Il peso principale venne dato al fatto che, oltre alle due sole confessioni comprese nella pace di religione, si erano venute insinuando di soppiatto sempre più nuove sette, specialmente la calvinista. Se, come diceva la pace religiosa, vi fossero state tollerate solo l’antica fede cattolica e la confessione d’Augusta, si sarebbe potuto vivere insieme più concordi, poiché i seguaci della confessione d’Augusta nel 1557 e 1576 si erano dichiarati per il mantenimento delle chiese metropolitane e dei vescovadi dell’impero. Ma dalla diffusione dei calvinisti e di altre sette ancora, viene seminata nuova zizzania, così che non si pensa più alla pace religiosa, nè alla lettera, nè in una giusta interpretazione, mirandosi solo alla distruzione della religione cattolica. L’amarezza suscitata da questo fatto viene ancor più aumentata dalle ingiurie smisurate lanciate dai pulpiti protestanti. Non si vogliono tollerare difese scritte o orali dai cattolici; al contrario questi dovrebbero sopportare che persino qui alla dieta, i predicanti chiamino il papa un anticristo e la feccia del diavolo. In seguito viene documentato con molti esempi, come i protestanti nelle più vaste misure pretendessero per i loro correligionari ovunque, nei principati e nella città cattoliche dell’impero, i diritti e i privilegi che essi stessi nelle proprie provincie e città negavano assolutamente ai cattolici; come essi nonostante la pace religiosa sequestrassero tuttora le abbazie e si impossessassero delle diocesi dell’impero. Pertanto viene pregato l’imperatore a portarvi rimedio, ed a badare che le due confessioni ammesse nell’impero vengano trattate con parità, e che non venga tollerato l’insinuarsi di altre sette.2 1 Vedi Stieve IV 261. 2 Vedi Stieve IV 261, 452 s.