662 CI erneute VIII. 1592-1605. Capitolo XII. Clemente Vili seguì col massimo interesse i lavori in 8. Pietro Per poter visitare indisturbatamente la Confessione ed ivi pregare dal Vaticano fece scavare un accesso sotterraneo che più tardi fu murato.1 Nella primavera del 1595 egli visitò due volte i lavori in S. Pietro. Nel giugno 1598 venne riparata la travatura del tetto della vecchia basilica, esistente ancora, e che sulla cappella del Sacramento minacciava rovina. Il papa si recò a vedere il compimento di questo lavoro nell’ottobre 1601.2 La grande cappella laterale della navata destra, prospicente la Cappella Gregoriana, fu allora riccamente ornata di marmi, mosaici e stucchi, e prese il nome da Clemente Vili. Giacomo della Porta diresse i lavori con soddisfazione del papa, il cui stemma iu mosaico figura nella volta della relativa cupola. Le figure in mosaici furono ideate da Cristofano Roncalli.3 I lavori erano in sostanza già compiuti nell’Anno Santo 1600;4 nel mosaico del pavimento si legge l’anno 1601.5 Più tardi il papa ideò il trasporto delle ossa di san Clemente alla Cappella Clementina,6 la quale, ugualmente alla cappella di rimpetto, è della grandezza giusta di una chiesa imponente. Al principio del 1596 egli aveva già regalato un’altra reliquia preziosa alla basilica di S. Pietro, cioè il capo di san Damaso.7 Al papa Aldobrandini, sotto il quale ebbero origine il 14 novembre 1593 le sedute regolari dell’Accademia di pittura di S. Luca8 spetta il merito d’aver pure iniziato la decorazione della basilica di S. Pietro con quadri d’altare. Il cardinale Baronio, che appare pure come il consigliere artistico di Clemente Vili, ne indicò i soggetti. Per ottenere delle opere degne della grandezza e dignità del luogo, furono consultati i vari pittori di Roma e dell’Italia kophag des lunius Bassus in den Grotten von St. Peter, Koma, 1900. Clemente \ III regalò nel 1597 a Torquato Conti un ritratto in mosaico del suo antenato Innocenzo III, che era in S. Pietro, e che si trova ora nella Villa Catena presso Poli; vedi Arte cristiana, 1916, 116 ss. 1 Vedi Orbaan, Documenti, 48 annot. 2 Vedi Orbaan, Documenti, 46 annot., 47 annot. 3 Vedi Baglione 81, 290 (cfr. 114); inoltre D’Achille, I sepolcri dei Bimani Pontefici, Roma. 1867,18, 21 ss.: Mignanti II 50. Cfr. il periodico Roma, 1925, 519. 4 Vedi Bentivoglio, Memorie, 119. Cfr. Pollar, loc. cit., IH s- 5 Vedi Forcella VI 118. 6 Vedi Orbaan, Documenti, 47 annot. 7 Vedi * Diarium P. Alaleonis, loc. cit. Biblioteca Vaticana, * Avviso del 3 novembre 1596, Urb. 1064, ibid. Cfr. Forcella VI 116; Can cellieri, De secret., 1673. 8 Vedi Missirini, Mem. d. Accad. di S. Luca, Roma, 1823, 27 ss.; Hooge werfe, Bescheiden en Italie, ’s Gravenhage, 1913, 61. Altre associazioni ^ artisti indigeni formavano la piccola accademia di Fed. Zuccaro nella casa questi, e la confraternita dei « Virtuosi al Pantheon » che tenne le sue adum1 ^ in alto, sotto il tetto del Pantheon; vedi la presente opera, vol. V, 73 s., Orbaan nel Bepert. f. Kunstwissensch., XXXVII (1915), 17 s.