3ig e se Omero dorme è pur sempre il sonno d’O-mero. Ho voluto discendere da s'i lunga scala per giungere con un po’ d’ arte, e qualche concessione oratoria a dirvi che la gente trovò qualche differenza tra la prima e la seconda rappresentazione della Norma, e che madama Ma-libran piacque più in questa che in quella. Certe persone, che stanno in sui confronti, e che nel confronto stanno per l'una o l’altra parte e n’erano a vicenda confortate o smarrite. Imperciocché non accade di dire, sono cose da nulla, freddure; in tutte le opinioni entra per qualche cosa l’amor proprio, il quale di per sé innalza e sublima ogni piccola faccenduola,e spesso di piccola scintilla nasce un grand’incendio. Ora non parleremo della prima sera: v’ebbero molte cose avverse: il visibil timore che dinanzi ad un pubblico composto né più nè meno che milleottocentosessantaqualtro persone, incolse la gran cantante; la più barocca e indecente delle scene, che sollevò gli animi di tutta la gran moltitudine; l’indisposizione d’una cara Adalgisa, cara assai certo all’impresario, indisposizione che si protrasse anche alla seconda rappresentanza e mandò a male tutti i duetti; altre iniine sciagurate concomitanze; però anche in tal sera, le si richiese la replica del duetto del second’atto, ch’ella la Malibran cantò ve-